Il permesso a costruire risale al 2016 e sono già trascorsi sette anni
di Fabrizio Geremicca
Ventisette settembre: in aula al tribunale di Torre Annunziata, nel corso di un’udienza del processo per l’housing sociale di Sant’Agnello nel quale è imputato, tra gli altri, l’ex sindaco Piergiorgio Sagristani, gli avvocati delle parti civili (Francesco Cosenza, Giovanni Pane, Jhonny Pollio) rivolgono domande a Camillo Bernardo. E’ il carabiniere che comandava la stazione di Sorrento alla quale il pubblico ministero inizialmente titolare del fascicolo d’indagine aveva delegato nel 2018 gli accertamenti finalizzati a verificare la sussistenza d’irregolarità e forzature nei permessi che il Comune aveva già rilasciato ad Antonio Elefante per edificare 53 appartamenti, negozi e garage in un agrumeto in via Gargiulo.
I legali chiedono a Bernardo se all’epoca c’erano carabinieri della sua stazione, quella incaricata di verificare la regolarità dei permessi per l’housing, tra gli assegnatari degli appartamenti progettati dalla Saec di Elefante. Il militare risponde che c’erano e di avere informato il pm, quando aveva ricevuto la delega d’indagine, di una possibile incompatibilità. Asserisce tuttavia che il pubblico ministero non ritenne di assegnare ad altri gli approfondimenti investigativi.
Bernardo risponde anche in merito ad un’altra possibile incompatibilità, quella della consulente Paola De Maio, alla quale egli assegnò una consulenza tecnica nell’ambito delle indagini. L’ingegnere De Maio aveva in passato collaborato con Elefante, il costruttore dell’housing. Era stata all’ufficio tecnico di Piano di Sorrento, quando a capo del settore era proprio Elefante ed era stata responsabile del settore Lavori Pubblici a Vico Equense quando Elefante era assessore nella giunta di Gennaro Cinque. Bernardo dice che ricordava che De Maio aveva collaborato con Elefante solo a Vico Equense.
Certo è che quel primo filone d’indagine, che era scaturito da tre esposti (uno del Wwf, uno di un privato ed uno anonimo) si concluse senza che fossero contestati reati od irregolarità. Il cantiere andò avanti e l’agrumeto fu cementificato. A febbraio 2020, però, a lavori ormai terminati, scattò il sequestro preventivo da parte della Procura che all’epoca era affidata a Pierpaolo Filippelli. Lo concesse il gip su richiesta della Procura ed a seguito di ulteriori indagini, quelle condotte da un altro pm: Andreana Ambrosino.
Il rischio prescrizione
La prossima udienza del processo è in calendario il 22 novembre, quando saranno sentiti Claudio d’Esposito, il referente della sezione del Wwf della penisola sorrentina, e la soprintendente Ricciardelli. Si gioca sul filo della prescrizione. Il permesso a costruire risale infatti al 2016 e sono già trascorsi sette anni. Se si arriverà a sentenza di primo grado prima che il processo si estingua per il tempo trascorso e sarà confermata l’ipotesi di reato di lottizzazione abusiva scatterà la confisca per il complesso immobiliare.
Il quale, peraltro, è abitato da un certo numero di assegnatari pur essendo tuttora sotto sequestro. Entrarono nelle case in occasione di un dissequestro che era stato concesso dal Riesame circa due anni fa ma che, impugnato dalla Procura di Torre Annunziata, fu successivamente annullato. Ulteriori provvedimenti giudiziari hanno posticipato lo sgombero alla fine del processo. Altri assegnatari, pur avendo anticipato consistenti caparre – fino a 100.000 euro – sono rimasti fuori. C’è chi si è costituito parte civile e punta a ottenere un risarcimento da parte degli imputati, se saranno condannati.