di Giancarlo Tommasone
E’ possibile farne parte, a discrezione di chi valuta le domande, ma non si possono pubblicare post, al massimo si può commentare quelli che vengono inseriti. E bisogna stare attenti, perché nel caso in cui un iscritto incalzi con dati alla mano, e cerchi di confutare i contenuti dello storytelling «dettato» dagli amministratori, viene bannato.
Stiamo parlando di un gruppo Facebook, che si chiama «Comune di Napoli – Notizie dall’ufficio stampa».
Di che tipo di gruppo si tratta? E’ spiegato nella descrizione: «Dal 1° aprile 2019, per effetto della riforma organizzativa del Comune, l’ufficio stampa si occupa di veicolare le notizie sull’attività della Giunta, del Sindaco e dei servizi del Comune attraverso la diffusione dei contenuti giornalistici, compresi quelli della web-tv, per lo più prodotti dall’ufficio stampa stesso. Lo fa anche con l’attività d’informazione in questo gruppo che, pur non essendo uno strumento ufficiale, vuol essere un ulteriore strumento di comunicazione per i media e per i cittadini».
Nella forma, dunque, non si tratterebbe
di uno strumento ufficiale, mentre nella sostanza lo è.
Cosa ce lo fa pensare? Il fatto che la quasi totalità dei post siano inseriti dai profili di Mimmo Annunziata, capo ufficio stampa del Comune di Napoli e di Velia Cammarano, «fotografa ufficiale» di Palazzo San Giacomo e quindi inserita nello staff della comunicazione del Municipio. Ciò detto, andando a scorrere le notizie pubblicate sul gruppo, non sfuggirà l’attacco che alcuni internauti fuori dal coro, subiscono da chi si schiera apertamente con gli arancioni.

E in questo caso, cosa farebbero gli amministratori? Bannerebbero (escluderebbero un utente perché ha violato le regole della netiquette, che poi è la buona educazione da tenere in rete) i partecipanti più «scomodi e pedanti», quelli che cercano di smontare con i numeri, e riportando fatti ed episodi, la narrazione ufficiale. E’ illuminante, a questo punto, la discussione del 5 aprile scorso, aperta in seguito alla pubblicazione di un post che riporta una dichiarazione del sindaco Luigi de Magistris, dichiarazione tratta da una intervista diffusa dalla web-tv del Comune di Napoli, quella che Stylo24 ha ribattezzato TeleKabul arancione. «Matera e Napoli prime in Italia per crescita culturale, questo è sviluppo».
Gli attacchi dei sostenitori dell’Amministrazione
si concentrano soprattutto verso due utenti (donne) che vengono bersagliate da diversi partecipanti «arancioni».
E quando si chiede l’intervento di Mimmo Annunziata, in veste di amministratore del gruppo, e che quindi ha compiti di moderatore e deve far rispettare le regole della «buona educazione» (la netiquette, appunto), questo, invece di redarguire chi sta utilizzando termini come «che pena che fate», «poveri dementi», tiene a sottolineare che non si tratta di un gruppo ufficiale.
Nella sostanza, però, lo ribadiamo, è un gruppo ufficiale a tutti gli effetti: inoltre posta solo interventi relativi al Comune, ed è una «piazza» che non consente agli altri di pubblicare contenuti. Ma tornando alle persone prese di mira dai supporter di Giggino & C., abbiamo contattato una internauta che ha affermato di essere stata bannata più volte (l’ultimo allontanamento è scaduto venerdì scorso), per diversi giorni.
Stessa sorte sarebbe capitata anche ad altre
persone «colpevoli» di non essere allineate
all’arancione pensiero, tra esse anche al consigliere regionale dei Cinque Stelle, Marì Muscarà.
Va da sé che assistiamo ancora una volta a un tipo di strumento univoco, che all’apparenza offre partecipazione e possibilità di discussione a tutti, ma poi fa scattare la «censura». Narrazione a senso unico, come ci ha abituato da sempre la comunicazione di de Magistris; ne sono esempi la già citata TeleKabul arancione, le interviste che sono nei fatti dei monologhi, e addirittura i tempi dettati alla stampa, da parte del sindaco.

Un caso su tutti? «Per me la vicenda di Tony Colombo è chiusa, da oggi in poi non contribuirò più a costruire storie che non esistono». Dichiara il due aprile scorso, il primo cittadino di Napoli, che nel pieno della polemica sulle nozze del cantante neomelodico e dei permessi concessi per il flash mob di Piazza del Plebiscito, decide di non rispondere più a domande sul tema più caldo del momento.