di Giancarlo Tommasone
Come mai la comunicazione di una consigliera del Campidoglio deve passare per Napoli? È la domanda che sorge spontanea dopo il verificarsi di una circostanza relativa all’intervista che Stylo24 aveva concordato con Cristina Grancio per la mattinata di ieri. Intervista che però non è stato più possibile realizzare. Perché Grancio, transfuga grillina approdata da qualche giorno sulle sponde di deMa, dopo 24 ore, durante le quali non ci ha risposto al telefono, ieri sera, attraverso un messaggio WathsApp, ha fatto sapere: «Abbiamo concordato che per il momento la mia comunicazione passerà da Napoli».
Ebbene ci chiediamo quale sia il motivo di tale manovra.
Forse deMa, dal punto di vista della comunicazione, non ritiene all’altezza il nuovo acquisto tanto da «imbavagliarlo» e filtrare le sue personali considerazioni politiche rispetto a fatti romani o napoletani che siano? O ancora deMa teme che Grancio, magari poco informata sui fatti partenopei (Comune sull’orlo del baratro con due miliardi e 700 milioni di euro di debiti; reddito minimo di cittadinanza lanciato prima delle elezioni nel 2016 e poi scomparso dai radar; trasporti al collasso) potrebbe essere edotta al riguardo, da qualche giornalista che vive e lavora a Napoli?
Non deve essere cambiato molto per Cristina Grancio, che effettivamente proviene da una dimensione in cui l’opinione, che deve collimare per forza col pensiero unico grillino, è diffusa tramite la comunicazione accentrata della Casaleggio Associati.
Modalità dell’accentramento, a cui, in base alla risposta data dalla consigliera capitolina a Stylo24, sembra essersi ispirato anche il movimento arancione. Che diciamocela tutta, prova a far passare l’arrivo della ex grillina in deMa come un grande acquisto, anche se chi è un po’ avvezzo di politica, si renderà conto che Grancio – passateci il parallelismo cinematografico-calcistico dal sapore napoletano e capitolino, e non ce ne voglia la consigliera – non è certo Falcao, ma al massimo, Paulo Roberto Cotechiño.
Del resto basta vedere un po’ di numeri, quelli dei voti
che hanno portato Grancio a sedersi
in consiglio comunale a Roma: 536.
Qualcuno ha fatto notare che però a Roma i potenziali votanti erano 2.363.776, a Napoli appena 769.934. Quindi facendo un po’ di calcoli le 536 preferenze ottenute da Grancio a Roma, equivalgono a circa 170 voti nella città partenopea. Un bottino insufficiente per accedere a Palazzo San Giacomo.
Chiudiamo con un’ultima considerazione.
Ad aprile, dopo essere stata espulsa dal Movimento, Grancio scrive su Facebook: «M5S deve ancora imparare tutto sulla democrazia». Appunto, la democrazia. Che consiste pure nel poter esprimere il proprio pensiero senza che debba passare prima per Napoli, prima per deMa.