di Giancarlo Tommasone
L’Anac e Raffaele Cantone finiscono sotto la lente del nuovo Governo. La quaestio è stata evidenziata per primo, dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Lo ha spiegato ieri alla Camera sottolineando quanto ritenesse necessario aprire subito il dossier del Codice degli appalti, per far ripartire le infrastrutture.
Non è stato difficile comprendere
che il discorso, nemmeno tanto tra le righe, fosse diretto a colpire proprio il lavoro
fin qui svolto dal presidente dell’Anticorruzione
Perché il nodo da sciogliere è proprio quello del Codice degli appalti, che – è indubbio – ha potenziato i poteri dell’organismo. Poteri che, per molti andrebbero ridimensionati. Il M5S, ha fatto della questione Anac la vicenda del giorno. Il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, nelle scorse ore, ha incontrato Cantone. «Abbiamo parlato in particolar modo del nuovo Codice dei contratti e di quello che in esso va migliorato per far partire e ripartire tante opere pubbliche oggi bloccate. Il mio ministero – ha spiegato Toninelli – intende aprire un tavolo di confronto per le migliorie legislative che servono. Cercheremo la massima collaborazione con Anac, nella convinzione che bisogna voltare pagina rispetto ai troppi scandali del passato».
L’incontro tra Cantone e Toninelli
L’attacco di Luigi Di Maio
Ha parlato della necessità di reale semplificazione, Toninelli, che deve però coniugarsi con controlli «più penetranti, in maniera da colpire non solo la pratica della mazzetta, ma anche e soprattutto quell’area grigia in cui prospera la collusione tra colletti bianchi, imprenditori compiacenti e criminalità organizzata». Quindi secondo il Movimento, come pure è stato sottolineato da Luigi Di Maio, in Italia e soprattutto al Sud se nessuno investe è colpa del Codice degli appalti.

Nota polemica dell’Anac: il premier partecipi alla Relazione annuale
«Ormai gli amministratori hanno paura di toccare qualsiasi atto, anche una votazione in Consiglio comunale sta diventando un problema». Così si è espresso Di Maio, che poi ha aggiunto: «E’ un codice complicato, illeggibile – ha detto a margine di una visita a Pomigliano d’Arco – paradossalmente scritto per diminuire la corruzione e che oggi sta bloccando il Paese e non combattendo i corrotti». Peggiore attacco di questo, al lavoro dell’Anticorruzione, non si poteva immaginare. Dal canto suo, l’Anac, alquanto stupita, ha diffuso una nota polemica, attraverso la quale ha invitato il premier a partecipare alla Relazione annuale programmata per il prossimo 14 giugno, per avere contezza dei risultati raggiunti e per studiare, eventualmente, dei correttivi da apportare.