Intervistato da Stylo24, Carlo Caracciolo, interprete di Ferdinando Capaccio nella serie tv targata Cattleya, parla della genesi del suo personaggio che ha conquistato il pubblico.
Il suo personaggio di Ferdinando “o’ Crezi” Capaccio è uno di quelli che, pur essendo usciti dalla serie la scorsa stagione, è rimasto maggiormente nel cuore di tutti gli appassionati di Gomorra. E quando ciò accade lo si deve soprattutto all’interpretazione di chi gli dona volto, voce, movimenti, azioni. Nel caso del “camorrista psicopatico”, come lui stesso lo ha definito a Stylo24, il merito è, quindi, soprattutto di Carlo Caracciolo. Con il fuoco della recitazione dentro fin da piccolo, la sua carriera comincia come artista di strada e lo porta a essere diretto da registi quali Claudio Mattone, Renato Carpentieri, Cristina Pezzoli, J.J. Abrahms, passando per la scuola del Teatro Stabile di Napoli diretta da Luca De Filippo. Al suo attivo anche 5 spettacoli da regista. “Credo che nel nostro mestiere – racconta a Stylo24 -, si vada sempre alla ricerca di un punto di arrivo che non si raggiunge mai del tutto. E’ un percorso a cui non possiamo mai mettere la parola fine. Tutt’oggi io stesso sto ancora camminando per scoprirlo”.
Da I milionari a Falchi, passando per Mission Impossible 3, Un Posto al sole, I Bastardi di Pizzofalcone, il ruolo che lo fa conoscere definitivamente al grande pubblico è quello di uno dei due fratelli Capaccio in Gomorra – La Serie. “Mi sono divertito molto a interpretarlo. Sono appassionato di fumetti e mi piacciono molto i villain. E ‘O Crezi mi ha dato la possibilità di diventarne uno. Così ho cercato, e spero di esserci riuscito, di trasmettergli un po’ di questa mia passione. Mi piaceva molto l’idea di farlo come il Joker di Batman, trasmettendo quella risata malefica. Per lo sguardo ho osservato molto gli occhi degli statisti nazisti, ma anche quelli di Lee Oswald, l’assassino di John Kennedy. Una volta mi è capitato di osservare una sua foto e ne sono rimasto impressionato. Ho pensato, immagina se ci mettessimo delle parole”.
Ma qual è il momento dell’avventura in Gomorra che Carlo Caracciolo porterà sempre con sé? “Senz’altro il rapporto con Andrea Di Maria, che interpreta mio fratello nella serie. Abbiamo lavorato molto insieme proprio per le differenze che ci sono tra i due personaggi. Questo lavoro di costruzione, che ritengo sia la parte più bella di una qualsiasi rappresentazione, condiviso con lui e non solo, lo porto sempre con me. Ma devo dire che ho conosciuto persone molto belle sul set, non sono i colleghi. Parlo dei tecnici tutti. Per esempio mi sento ancora con Iole, la ex segretaria di dizione, o alcuni di Cattleya. Porterò tutti loro sempre nel cuore, così come i momenti post-set. Le passeggiate per la città, vicino al mare, con cui scaricavamo l’adrenalina”.
Al successo internazionale di Gomorra, in ogni caso, fanno da contraltare le pesanti critiche in merito al messaggio che può dare una serie del genere, soprattutto ai giovani. “Penso sia giusto considerare Gomorra soltanto come una serie televisiva, all’interno della quale si parla solo del 10% di ciò che accade là fuori, nella realtà, e di cui, invece nessuno parla”.
Quali sono i progetti di Carlo Caracciolo per il futuro? “In questo momento c’è molta difficoltà, non solo per me, ma per tutta la categoria degli operatori dello spettacolo. Continuerò la formazione dei giovani, perché è uno scambio che mi piace molto. Adoro lavorare con loro, fare palestra con loro, perché mi alleno anche io. Inoltre sto lavorando a un progetto che non voglio svelare, ma di cui spero presto sentirete parlare”.