La storia della camorra – L’ex boss di largo Donnaregina disposto a tutto pur di uccidere il capoclan rivale
Misso, Sarno e Mazzarella da un lato, dall’altro i clan dell’Alleanza di Secondigliano. Questo è il quadro camorristico che ha aleggiato per anni su Napoli. Due schieramenti pronti a farsi la guerra, pronti a tutto pur di eliminare il nemico. Un ruolo chiave era quello di Giuseppe Misso, capo dell’omonimo clan, che da Largo Donnaregina espandeva la sua influenza su buona parte del centro storico. Nell’Alleanza di Secondigliano spiccava Edoardo Contini, detto ‘o romano. Dal 1999, anno in cui uscì dal carcere Giuseppe Misso, alias ‘o nasone, al 2001, i clan si sono affrontati in una lotta senza confine.
Al punto che Giuseppe Misso era ossessionato dal pensiero di uccidere Vincenzo Licciardi e distruggere l’omonimo clan. A raccontarlo il nipote Giuseppe Misso, detto ‘o chiatto riportato nell’ordinanza contro i clan Rinaldi, Reale, Formicola e Mazzarella di aprile 2021. «Edoardo Contini e mio zio Giuseppe Misso – afferma ‘o chiatto – giunsero a un accordo di pace siglato dopo l’omicidio Prota che avvenne nel 2001». Accordo raggiunto in un incontro tra i due cartelli in cui parteciparono Giuseppe Misso e il nipote Michelangelo Mazza, Umberto Ponziglione per i Mazzarella, e Peppe Ammendola per i Contini.
«In questo incontro – spiega ancora – fu siglato un vero e proprio patto di non belligeranza tra il clan Misso che si faceva garante per i Mazzarella, storici nemici dei Contini ed il clan Contini che si faceva garante per i Licciardi, storici nemici dei Misso». Peppe ‘o nasone però, come già detto, nutriva risentimento verso il capoclan della Masseria Cardone. «Ovviamente mio zio era comunque pronto a rompere questo patto se avesse avuto la possibilità di ammazzare Vincenzo Licciardi, obiettivo per il quale sarebbe disposto a perpetrare stragi» conclude il nipote del boss.