Sara’ il gup Clementina Forleo, a partire dall’udienza del prossimo 28 maggio, a pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio inoltrata dalla Procura di Roma nei confronti di sette persone coinvolte nell’indagine sulla fuga di notizie Consip. Di favoreggiamento dovranno rispondere l’ex ministro dello Sport Luca Lotti, l’ex comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette (accusato anche di rivelazione del segreto d’ufficio), e il generale dell’Arma Emanuele Saltalamacchia.
I reati di rivelazione del segreto d’ufficio e falso sono invece stati contestati all’ex maggiore del Noe, oggi assessore alla Legalità di Castellammare di Stabia, Gianpaolo Scafarto, accusato anche di depistaggio assieme all’ex colonnello dell’Arma Alessandro Sessa. La lista comprende anche l’imprenditore fiorentino Carlo Russo (millantato credito) e Filippo Vannoni (favoreggiamento) nella veste di presidente della societa’ Publiacqua.
«Tra il 2015 e il 2016 i vertici dei servizi segreti mi comunicano che intendono procedere all’ inserimento di una figura di rilievo nella struttura di intelligence. Si tratta del Capitano Ultimo, come si fa chiamare un ufficiale dei carabinieri che ha partecipato alla cattura di Totò Riina e che per questo gode dei favori di larga parte dell’ opinione pubblica. Mi viene descritto come un segugio infallibile e l’ operazione mi si prospetta come fondamentale per raggiungere il primo obiettivo che ho dato alla struttura, insediandomi al vertice del governo, (…) nel 2014: la cattura del nuovo capo della mafia, Matteo Messina Denaro. (…) Non immagino che quella vicenda, in realtà, nasconda qualcosa di diverso. (…) Ultimo viene coinvolto nella struttura dell’ intelligence non da solo, ma insieme a un corposo nucleo di collaboratori, provenienti dall’arma dei carabinieri, che, unico caso nella storia dell’intelligence italiana, verranno espulsi dai servizi e rimandati indietro quando si scoprirà che hanno lavorato insieme a elementi dell’Arma i quali, secondo i magistrati, stavano manipolando le prove contro di me. (…) Sembra poi che qualcuno all’interno di quel gruppo sbagli cognome, sbagli Matteo. I magistrati di Roma hanno chiesto il processo per uno di loro, il colonnello Gianpaolo Scafarto. È lui che tecnicamente avrebbe manipolato le prove, secondo quanto risulta dalle indagini della Procura della Repubblica. Ed è lui che qualche mese prima dei fatti contestati esplicita la sua linea a un magistrato di Modena, Lucia Musti, che sotto giuramento al Csm riporterà le parole testuali: ‘Dammi le prove per arrivare a Renzi. Devo arrestare Renzi’. Cosa c’ entravo io? E quale Renzi cercavano questi uomini del Noe? Perché scomodare un magistrato di Modena? E perché Scafarto, sotto processo, verrà poi investito del ruolo di ‘assessore alla legalità’ in un comune campano, smettendo la divisa per fare politica in un’amministrazione guidata da avversari politici?» (dal libro «Un’altra strada. Idee per l’Italia di domani» di Matteo Renzi).