di Giancarlo Tommasone
E’ una carriera di attore che dura poco più di un anno quella di Marco Girondino, nato nel 1969 a Latina, città dove risiede tuttora. Forse ai più questo nome non dirà molto rispetto invece a quello di Gennarino lo scugnizzo, personaggio che lo ha reso celebre e che lo ha visto affiancare l’indimenticato e indimenticabile Mario Merola in tre film cult degli anni ’70.
E’ l’epoca dei poliziotteschi che però a Napoli hanno un taglio diverso. Protagonista indiscusso è Merola che veste i panni del guappo old style, di quello che a furia di paccheri e cazzotti, ma anche di molletta e revolver, persegue fondamentalmente tre obiettivi: difendere la povera gente del rione; far rispettare l’ordine e le regole dell’onore; farsi giustizia da sé per vendicare chi ha patito gli effetti della malvagità degli antagonisti. E lo fa arrivando anche all’omicidio, sempre giustificato, e dal copione e dal sentimento popolare.
E’ il 1978 quando il regista Alfonso Brescia e i suoi collaboratori cominciano a provinare ragazzini provenienti da diverse regioni d’Italia. Si cerca quello con la faccia e le movenze da scugnizzo.
E’ una folgorazione, non appena ci si imbatte in Girondino, che si trova in uno studio di posa, lo si ingaggia subito e si fanno partire le riprese di “Napoli… serenata calibro 9”. Capelli lunghi, sguardo vispo, abiti sdruciti, coppola, vita da strada e status di orfano, Gennarino incarna lo stereotipo del figlio del sottoproletariato napoletano, che in quegli anni vive spesso di contrabbando e di attività che rasentano il codice penale. Nel primo film Girondino ha appena 9 anni e il suo personaggio è affiancato da quello di Stelletella, la sua fidanzatina che ritroveremo accanto a lui in un’altra pellicola cult, “I contrabbandieri di Santa Lucia”. Un terzo film di Mario Merola in cui compare Gennarino è “Il Mammasantissima”. Nello stesso periodo Girondino interpreta “Lo scugnizzo” con Angela Luce, sempre per la regia di Brescia; si tratta dell’unica prova da protagonista per il bambino di Latina.

La sua carriera annovera un altro film, vestirà i panni di Renato Zero da piccolo in ‘Ciao nì!’ (1979, regia di Paolo Poeti). Quarant’anni dopo Girondino è un affermato imprenditore edile. Si è lasciato alle spalle la carriera che lo ha visto figlio della strada e angelo dei vicoli sempre pronto a proteggere le spalle e a salvare la vita al nostro samurai napoletano, come succede in ‘Napoli… serenata calibro 9’ quando don Salvatore Savastano, a cui sono stati uccisi moglie e figlio, nel corso della vendetta da consumare contro Totonno ‘O Pazzo’, si ritrova spacciato in un capanno sulla spiaggia, legato su un sedia con una bomba pronta ad esplodere. Sarà Gennarino a evitare che accada l’irreparabile.
I RICORDI, NAPOLI, MARIO MEROLA
“Dopo aver preso parte a cinque pellicole, ho dovuto lasciare il cinema – afferma Girondino – I miei genitori avevano altri quattro figli e potevano badare a tutti noi solo facendo restare la famiglia unita. Di quell’epoca ho ricordi sbiaditi, ero piccolo – continua – Raccontavamo una Napoli diversa da quella di oggi, forse era migliore. La malavita descritta era quella delle sigarette di contrabbando, attività a cui si aggrappavano tante famiglie per sopravvivere. Lanciavamo messaggi chiari contro la droga che in quegli anni mieteva migliaia di vittime. Non vivo a Napoli, ma mi sembra peggiorata, come sono diventate peggiori Roma o altre metropoli italiane”. Chiudiamo con un pensiero su Mario Merola, di cui nei film era figlioccio: “Con lui sono stato sempre in contatto. Ricordo che quando era alla fine dei suoi giorni contattai Salvatore (factotum di Merola, nda) perché avrei voluto salutarlo un’ultima volta. Mi disse che ormai era troppo tardi“.