Marcello Lala, tra i promotori del patto, a Stylo24: «Gli inquirenti faranno chiarezza, tra le due città grandi scambi culturali ed economici»
Attimi di tensione ieri sera a Roma dove alcuni tifosi della Stella Rossa di Belgrado hanno aggredito un gruppo ultras capitolini intorno alle 20.30. Vestiti interamente di nero, all’esterno dello stadio Olimpico, hanno colpito e ferito due tifosi romanisti, saccheggiando anche le storiche bandiere e striscioni dei Fedayn, uno dei gruppi più antichi del tifo giallorosso. Atti gravi su cui la magistratura vuole vedere chiaro.
«La violenza è da condannare sempre. È un evento molto spiacevole». Commenta così, in modo netto e deciso, a Stylo24 Marcello Lala, portavoce regionale di Italia Viva e tra i promotori del gemellaggio tra i tifosi serbi e napoletani nel 2018. Un’azione molto grave, spiega Lala, «soprattutto considerando che le due tifoserie sono molto calde, in particolar modo quelli della Stella Rossa che provenivano da una partita di basket che si era tenuta a Milano».
Secondo le prime informazioni degli inquirenti, l’aggressione potrebbe essere nata per una sorta di «vendetta» dopo gli scontri tra ultras partenopei e romanisti sull’A1 dell’8 gennaio scorso. «Non so se sia vero, lo appurerà la magistratura ma tra i tifosi del Napoli e della squadra di Belgrado c’è grande amicizia. Saranno le indagini ad appurare se c’entrano qualcosa i tifosi partenopei. Se verrà appurato ciò, rappresenta un fatto molto grave».
L’amicizia consolidata per gli ottavi di Champions League
Il gemellaggio tra le due città nacque nel 2018 in occasione delle partite per le qualificazioni agli ottavi di Champions League. «Io mi adoperai tantissimo non solo per il gemellaggio ma affinché ci fosse la migliore accoglienza possibile per la squadra serba che fu ospite a Palazzo Caracciolo, accolta da tutte le istituzioni cittadine. Quando andai a Belgrado, in qualità di Console onorario di Serbia, fui ricevuto dalla presidenza della Stella Rossa e da tutta la dirigenza. Ricordo che andai a vedere la partita con Djokovic. C’era veramente un clima fantastico. Quando la squadra biancorossa arrivò a Napoli per la partita di ritorno c’era un po’ di timore da parte delle forze dell’ordine, ma mi fu garantito da parte dei tifosi ospiti la massima tranquillità. Addirittura mi risposero: siamo venuti a vedere la città e a fare le vacanze. Consapevoli anche del divario sportivo tra le due squadre».
Come mai decideste di promuovere quell’iniziativa? «Innanzitutto perché ero console onorario. Ma soprattutto perché tra le due città esistono tanti scambi culturali ed economici. Quale miglior cosa che proporre un gemellaggio tra le squadre?» Senza considerare che i rapporti sembrano essere davvero buoni. «C’è grande amicizia, ammirazione per la città partenopea, per la canzone partenopea che è molto simile alla loro».



