L’ultima volta che il suo nome era tornato a risuonare così prepotentemente era il 14 novembre 2017, quando a finire in manette furono i suoi assassini: Arcangelo Abbinante, 27enne accusato di essere l’esecutore materiale, Giuseppe Montanera, 41enne considerato componente commando, Carmine Rovai e Salvatore Ciotola che avrebbero fornito l’appoggio logistico. Gaetano Marino è morto a Terracina, freddato con 11 colpi d’arma da fuoco, caduto in una trappola tesagli nell’ambito di una faida interna al clan degli “Scissionisti” di Secondigliano. Cartello criminale nato da una costola dei Di Lauro proprio per volontà del fratello, Gennaro, conosciuto come “MacKay” (per via della somiglianza del padre Crescenzo, ucciso proprio dal gruppo di “Ciruzzo ‘o milionario” per vendetta, con un vecchio personaggio di una serie televisiva western) in carcere dal 2004 al regime detentivo del 41 bis. Il carcere duro per i capi mafiosi.

Non sono trascorsi neanche due anni da allora, ma il nome di Gaetano Marino è tornato alla ribalta, per fatti non inerenti alla criminalità. Bensì a quelli legati al matrimonio della sua vedova, Tina Rispoli con il cantante neomelodico siciliano di nascita, ma famosissimo a Napoli, Tony Colombo. Le immagini della donna in carrozza lungo il corso di Secondigliano, proprio lì dove Marino e il clan di cui faceva parte hanno combattuto una delle più sanguinose guerre della criminalità organizzata, lasciando per le strade ancora oggi il sangue dei morti ammazzati, sono state trasmesse in tv e su internet, da un social all’altro, in un loop continuo.

E così, Gaetano Marino, soprannominato “Moncherino”, a causa della perdita di entrambe le mani per lo scoppio di un ordigno (verità che si mischia a leggenda, vuole durante la guerra di camorra con i Ruocco negli anni ’90), considerato una sorta di collegamento tra i clan di Secondigliano e la mafia albanese, è tornato alla ribalta. Sotto i riflettori, anche dopo morto, come gli era capitato il 26 settembre 2010. Quando, durante il programma “Canzoni e sfide”, registrato al Teatro Politeama di Catanzaro e andato in onda alla vigilia del Capodanno su Rai Due, una bambina di 12 anni venne chiamata a cantare un pezzo dedicato proprio al padre. Subito dopo l’esibizione, l’allora conduttrice Lorena Bianchetti, invitò la piccola Mary a scendere in platea per dare un bacio al genitore, seduto in prima fila. Il tutto ripreso in primissimo piano dalle telecamere. Ecco, quell’uomo, con l’inquadratura che accuratamente evitava di riprendere le mani, che non c’erano più, era proprio Gaetano Marino. Il potente boss ai vertici degli “Scissionisti” di Scampia, che finiva in onda sulla tv di Stato, dipinto come un padre modello.
Lui che era finito in manette sei anni prima, nel 2004, mentre si trovava in un hotel di lusso nella penisola Sorrentina. Lì dove si era nascosto per fuggire alla vendetta dei killer rivali. Quando i militari fecero irruzione nella sua camera, costata 300 euro a notte, esclamò: ”State disturbando la mia vacanza”. Nelle tasche dei pantaloni furono trovati 6 grammi di cocaina, in un cassetto della scrivania 400 grammi della stessa sostanza stupefacente, sul letto 5 telefoni cellulari. Con Marino venne arrestato anche un giovane incensurato, Italo Russo, di 29 anni, che svolgeva per lui mansioni di ‘maggiordomo-tuttofare’, e nelle cui tasche vennero sequestrati 19 mila 500 euro in contanti. I due erano arrivati in costiera due giorni prima a bordo di una costosa auto sportiva.

Poi quel 23 agosto 2012 a Terracina, davanti allo stabilimento balneare Sirenella, quando forse fu una telefonata di un amico a “portarlo a dama”, come si dice in gergo. Ovvero a condurlo sul luogo in cui lo stavano aspettando i killer. Provare a ucciderlo sulla spiaggia avrebbe voluto dire rischiare di compiere una strage. Sono circa le 17, in giro c’è ancora molta gente, che si gode l’ultima settimana di mare prima di tornare alla vita di tutti i giorni. Secondo la ricostruzione, Marino torna dalla spiaggia e raggiunge il marciapiede all’esterno, forse dopo una chiamata al cellulare. Gli assassini lo aspettano lì e gli scaricano addosso gli undici colpi esplosi da una pistola calibro 9×21, l’ultimo dietro la nuca, lasciandolo in una pozza di sangue. Poi salgono a bordo di una macchina e scappano. Intorno è il panico, con gente che urla e fugge. Lui indossa ancora costume e ciabatte. Il pentito Pasquale Riccio ha raccontato di come il gruppo di fuoco salisse, in un appartamento utilizzato come base logistica, tutti i weekend a Terracina. Proprio quando Marino, secondo le informazioni ricevute, si allontanava dalla città, per raggiungere la famiglia.
La sua uccisione si inserisce nello scontro aperto tra le fazioni costituite dai clan della camorra facenti capo alle famiglie Abete-Abbinante-Notturno da una parte, e dall’altra quella formata dai Marino-Leonardi-Vanella Grassi, in quella che a tutt’oggi viene chiamata la “faida di Scampia”. Oggi che, immaginiamo suo malgrado, è tornato di nuovo alla ribalta. E che il suo nome viene accostato a un evento in cui non è stato versato sangue. E dove a farla da padrone non sono le armi e i killer, ma cavalli, carrozze e giocolieri.