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«Ho messo il forchettone e lo avevo fatto altre volte»

di francesco monaco
29 Maggio 2021
in Notizie di Cronaca
Tempo di lettura: 2 minuti
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I tre fermati per l’incidente della funivia del Mottarone, in cui sono morte 14 persone, sono stati interrogati oggi: il caposervizio conferma le ammissioni e chiede i domiciliari.

E’ stato il giorno degli interrogatori dei tre fermati per l’incidente della funivia del Mottarone, che domenica scorsa ha provocato la morte di 14 persone, tra cui due bambini, e il ferimento grave di un piccolo di 5 anni, Eitan, ancora ricoverato. Come anticipato dai pm ieri, Gabriele Tadini, il caposervizio della struttura, ha ammesso di aver posizionato il ceppo blocca-freno e di averlo fatto altre volte. L’uomo è stato interrogato per circa tre ore dal gip Donatella Banci Buonamici.

Difeso dall’avvocato Marcello Perillo, l’uomo ha spiegato che le anomalie manifestate dall’impianto non erano collegabili alla fune, escludendo collegamenti tra i problemi ai freni e quelli alla fune. “Non sono un delinquente. Non avrei mai fatto salire persone se avessi pensato che la fune si spezzasse”, ha detto.

Al termine dell’interrogatorio, il legale ha chiesto al gip la misura dei domiciliari, non la libertà. Il procuratore Olimpia Bossi e il pm Laura Carrara (presenti agli interrogatori) hanno chiesto per tutti la convalida del fermo e di custodia in carcere, in quanto per la Procura ci sono tutte le esigenze cautelari: pericolo di fuga, di reiterazione del reato e di inquinamento probatorio.

La difesa di Enrico Perocchio

Enrico Perocchio, il direttore di esercizio della funivia del Mottarone, secondo quanto riferito dal suo legale, avvocato Andrea Da Prato, ha affermato: “Non salirei mai su una funivia con ganasce, quella di usare i forchettoni è stata una scelta scellerata di Tadini”. “Non ci sono le esigenze per lasciarlo in carcere come non c’erano le esigenze cautelari per eseguire il fermo. Ha chiesto di essere sentito, si è presentato in caserma a Stresa ma lo hanno portato dietro le sbarre nonostante l’assenza del pericolo di fuga. Ha la stessa maglietta con cui si è presentato davanti ai militari, ha una moglie e un figlio a casa e spero di poterlo portare oggi stesso da loro”, ha affermato il suo legale.

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