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Frana Ischia: si indaga sugli allarmi inascoltati e la manutenzione

di Mauro Della Corte
29 Novembre 2022
in Notizie di Attualità
Tempo di lettura: 4 minuti
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L’ex sindaco di Casamicciola Conte aveva inviato 23 pec per chiedere l’evacuazione della zona ma è stato ignorato

La Procura di Napoli avrà tanto da indagare per risalire a eventuali responsabilità nel disastro che ha colpito Casamicciola e l’isola d’Ischia. Una tragedia che, a oggi, conta quattro dispersi e 8 vittime accertate. Morti che forse potevano essere evitate. Almeno stante al racconto dell’ex sindaco di Casamicciola Giuseppe Conte che aveva preannunciato quanto stava per accadere. Aveva inviato una pec urgente per chiedere l’evacuazione della zona della tragedia per i gravi rischi che correva la popolazione. Pec inviata, appena quattro giorni prima della tragedia, alle principali autorità, dal prefetto di Napoli al commissario di Casamicciola. Ma Giuseppe Conte (solo omonimo dell’ex premier), non è stato ascoltato, purtroppo.

Eppure non è uno qualsiasi, è una persona competente in materia. Oggi 75enne, è stato anche dirigente nel settore acque e acquedotti della Regione Campania ed ex sindaco del Comune colpito dalla frana all’inizio degli anni ‘90. Sapeva come stavano le cose. Le aveva spiegate in 23 mail inviate a partire da settembre 2022. «Avevo segnalato il pericolo della calamità naturale imminente, considerato che i lavori richiesti in passato per la messa in sicurezza non erano stati realizzati. L’ho fatto per senso civico, ma nessuno mi ha risposto», ha affermato Conte. La prima mail, racconta, l’ha inviata il 25 settembre scorso, quando fu diramata la prima allerta meteo di quest’anno sull’isola ischitana.

Aveva «scritto al prefetto di Napoli, al commissario prefettizio di Casamicciola, al sindaco di Napoli, a quello di Lacco Ameno e alla Protezione Civile Campania, ricordando anche le verifiche seguite a quanto successo la notte del 13 febbraio 2021, quando al vallone la Rita, era crollato di uno degli storici stabilimenti termali della zona».

«Calamità naturale “imminente”»

«Considerato che – si leggeva nel documento dal titolo “Allerta meteo arancione” allegato ad ogni singola mail di Conte – i tecnici intervenuti hanno riscontrato l’esistenza di una situazione decisamente catastrofica e la possibilità di ulteriori crolli e l’urgenza di ripulire tutto l’alveo sia dalla vegetazione, sia dall’immondizia e dai blocchi di materiale solido presenti all’interno. Considerato che i lavori richiesti non sono stati realizzati, può sussistere lo stato di grave crisi per la calamità naturale “imminente” nei Comuni di Casamicciola Terme e di Lacco Ameno, dato dal pericolo imminente nella zona del vallone della Rita».

Un allarme preciso, circostanziato. L’ex sindaco, nelle mail, invitava «ad adottare tutte le iniziative necessarie per la sicurezza e la salute delle persone che operano a valle dell’alveo La Rita Inoltre tutti gli alvei naturali di Casamicciola Terme, nonostante i fondi stanziati, per l’inerzia della pubblica amministrazione, in un perverso gioco di scaricabarile, non sono stati oggetto di alcun intervento dopo l’alluvione del novembre del 2009, c’è, quindi, l’eventualità concreta di una nuova alluvione nelle stesse zone, per cui si chiede di porre in essere determinate azione di protezione della popolazione, che non può essere il semplice avviso di un’allerta Meteo». Parole però che sono cadute nel vuoto, se ascoltate forse non ci sarebbero state vittime.

La mancata manutenzione

E dopo la tragedia Conte si sfoga: «dopo l’alluvione del 2009 non c’è stato alcun intervento, o almeno nessuno significativo, nonostante i soldi stanziati per la sicurezza negli ultimi anni: 180mila euro per la pulizia degli alberi, 3 milioni e 100 per un intervento a monte dell’abitato Casamicciola (nel 2010-2012) e un lavoro messo a disposizione dalla città metropolitana per mettere in sicurezza del bacino dell’alveo La Rita nel 2018. E ancora manca da anni l’annunciato piano per il dissesto idrogeologico della zona». E avvisa: il pericolo non è cessato ancora.

Il suo allarme è supportato da un altro ischitano finora inascoltato, Aniello Di Iorio: «Qui non esistono piani di evacuazione nonostante i numerosi rischi a cui è esposta l’isola: vulcanico, sismico e di smottamenti. Da anni cerco di farlo capire a istituzioni e associazioni della zona», avverte Iorio, che ha effettuato de rilievi dopo la tragedia di sabato scorso: «buona parte del versante nord e specialmente Casamicciola Terme, dopo la frana di due giorni fa, sono ancora ad alto rischio per quando riguarda lo slittamento di frane che poi, indebolendo i versanti da cui si staccano, impostano altre frane».

Le indagini della Procura sulla frana a Ischia

Anche su tutto ciò la Procura di Napoli – che ha aperto un’inchiesta per disastro colposo, frana colposa e omicidio colposo a carico di ignoti – vuole vederci chiaro. Verrà nominato un pool di consulenti che effettueranno verifiche sulle case colpite dalla frana. Quasi sicuramente il fascicolo sarà assegnato a più pubblici ministeri e nelle indagini verranno coinvolte più corpi di polizia giudiziaria. Si proverà a realizzare una sorta di incidente probatorio. Perché la mole di documenti e indagini è enorme. Non si scandaglierà solo il fronte dell’abusivismo ma anche sulla manutenzione e la messa in sicurezza. In pratica su tutto quello che poteva essere fatto, con fondi già stanziati, per evitare la tragedia ma non è stato fatto.

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