di Giancarlo Tommasone
Lo chiamano ‘O Nano per la sua statura. Ha 15 anni F. C., è della Sanità e da ieri si trova nel carcere minorile di Nisida, sospettato di aver partecipato al raid in via Foria. Quel raid in seguito al quale è stato lasciato in fin di vita Arturo, studente 17enne. Il profilo Facebook di ‘O Nano, lo stesso a cui si è appellato per testimoniare un alibi («a quell’ora non ero in via Foria, ero a casa a chattare su Fb», avrebbe detto al magistrato), costituisce ora l’elemento che dà del 15enne un’immagine da duro e da baby-boss.
Frasi inequivocabili, tatuaggi, foto che lo immortalano mentre scarrella e punta un’arma, mentre indossa una collana con un tirapugni, mentre è alla guida di un potente gommone. Dal suo profilo emergono anche istantanee che lo vedono a scuola, presentate però con la frase: dal carcere minorile del Casanova. Altre immagini lo ritraggono con i suoi «fratelli», alla fine delle classiche emoticon il numero 18. Nella cabala rappresenta il sangue, ma è pure il corrispettivo della lettera «T», che potrebbe indicare la simpatia del 15enne verso una famiglia della Sanità. Ci imbattiamo nel profilo di un amico di F. C., lo stesso che per primo gli ha espresso solidarietà. Il ragazzo indossa un giubbino rosso. Una giacca rossa rappresenta pure l’elemento intorno a cui si incardina la tesi accusatoria che ha portato il gip ad emettere l’ordinanza nei confronti del 15enne della Sanità.