Vincenzo Iuorio, ex uomo del clan Sautto, svela l’accordo tra il Parco Verde e la Vanella Grassi: «Ero io a parlare direttamente con “Cioppetto”, gliela vendevamo a 35-36mila euro al chilo»
di Luigi Nicolosi
Un patto tra la mala di Caivano e quella di Scampia per inondare di cocaina le piazze di spaccio della periferia nord di Napoli e non solo. Il neo collaboratore di giustizia Vincenzo Iuorio è un fiume in piena e, incalzato dagli interrogativi dei pm della Dda, mette a verbale i dettagli dell’inedito accordo che avrebbe visto protagonisti il clan Sautto del Parco Verde e il gruppo Angrisano della Vanella Grassi: «Io parlavo direttamente con “cioppetto” per motivi di cocaina, nel senso che noi la vendevamo a loro. Questo rapporto è iniziato alla fine del 2015 e sono stati loro a cercarci. Era sempre Gennaro Sautto a trattare e io era con Genny Sautto. La cocaina gliela vendevamo a 35-36mila euro al chilo, in base alle oscillazioni del mercato».
Le inedite rivelazioni fornite agli inquirenti da Iuorio, ex capopiazza del Parco Verde di Caivano, rappresentano uno dei pilastri sui quali sono stati incardinati alcuni degli ultimi processi che vedono attualmente alla sbarra i principali ras della mala di Napoli Nord. Nel corso della sua ricostruzione, Iuorio non si è limitato a parlare di affari, ma ha tirato in ballo anche il giovane ras Francesco Angrisano, ammazzato in un agguato di camorra nell’inverno del 2015, un delitto ad oggi avvolto nel mistero: i responsabili della sua morte non stati infatti ancora individuati e arrestati. Tuttavia proprio le dichiarazioni dell’ex narcos potrebbero presto dare un primo sprint alle indagini.
Sul punto, ecco quanto rivelato dall’ex uomo del clan Sautto nell’interrogatorio al quale è stato sottoposto il 30 novembre del 2020, a pochi giorni di distanza dalla sua decisione di passare tra le fila dei collaboratori di giustizia: «Nel 2015, quando sono uscito dal carcere, a capo della Vanella Grassi c’erano i fratelli Francesco e Alessio Angrisano, mentre il loro fratello Gaetano, genero di Salvatore Petriccione, era in carcere. In carcere ebbi modo di conoscere anche Salvatore Petriccione. Io già li conoscevo abitando nello stesso rione, il Lotto G. Li ho incontrati nella loro qualità di capi, io parlavo direttamente con Francesco Angrisano, detto “cioppetto”, per motivi di cocaina, nel senso che noi la vendevamo a loro. Questo rapporto è iniziato a fine 2015 e sono stati loro a cercarci. Era sempre Gennaro Sautto a trattare e io stavo con lui».
Entrando nel merito dell’affare e dunque degli importi in ballo, il neo pentito ha invece spiegato: «Francesco Angrisano di solito lo incontravamo al Lotto G, lui si faceva trovare con il fratello Alessio, poi in quel periodo c’era una persona con i capelli bianchi; oppure Carmine Casaburi o altri. La cocaina gliela vendevamo a 35-36 mila euro al chilo, dipendendo dalle oscillazioni del mercato. I rapporti tra noi sono sempre stati buoni. Dopo la morte di “cioppetto”, Alessio era latitante e ci siamo incontrati dentro la Vanella Grassi». Stando a quanto riferito dall’ex narcos del Parco Verde, anche dopo la dipartita di Francesco Angrisano i “Girati” avrebbero continuato a fare affari con la mala di Caivano. Un asse che ancora oggi potrebbe essere in atto.