Si continua a indagare, gli arrestati potrebbe avere complici
di Fabio Maresca
Il giorno dopo gli arresti per le false inoculazioni alla «Fagianeria» del Bosco di Capodimonte quello che sconcerta di più di tutta la storia sono le conversazioni intercettate all’operatore socio sanitario e all’infermiere, i due che si facevano pagare 150 euro per le finte falsificazioni. Dalle loro parole emerge tutto il sistema messo in piedi per «fregare» lo Stato. Un sistema che secondo gli inquirenti potrebbe avere anche altri complici. Per questo, si continuerà a indagare.
I due indagati parlano con naturalezza al telefono non curanti delle possibili intercettazioni. Così si scopre Rosario Cirillo, l’operatore socio sanitario che spiega a una presunta cliente di Taranto cosa succederà: «Non te la da, la spruzza fuori». «Però – si raccomanda – voi fate la fila normale… parlate con il medico, gli dite i vostri… le cose normali… E solo quando ti deve iniettare non te la inietta… non ti fa nessun… cioè la butta… capito? ti mette il cerotto senza farti… e niente».
La truffa è stata scoperta da un medico dell’Asl Napoli 1 che si è insospettito dai comportamenti dell’infermiere vaccinatore Giuliano Di Girolamo. «Sospetto che la puntura non sia mai stata eseguita» ha affermato denunciando quanto accaduto. Da lì sono partiti i controlli con l’installazione delle telecamere nel punto vaccinale. Dalle immagini si evince che la tecnica utilizzata dall’infermiere è assolutamente difforme a quella solita. «Non adopera il pollice e la mano sinistra – spiegano gli investigatori – per sollevare la plica cutanea prima dell’iniezione, bensì adagia esclusivamente una porzione di ovatta sulla spalla del vaccinando per poi stantuffare il farmaco su di esso». Un’inoculazione solo simulata quindi.
Le raccomandazioni dell’operatore socio sanitario e i docenti
Ma il giro della clientela era molto vasta, così Cirillo è costretto finanche a «raccomandarsi» a Di Girolamo: «Giuliano, vedi di fare il possibile. Quella famiglia di 4 persone mi ha già pagato, vedi?» gli scrive in un messaggio mandando alcune foto delle banconote. «Vediamo come fare – risponde l’infermiere – mi raccomando, facciamo i soldi per mezza giornata perché poi stanno altri due, poi ancora altri due, poi ancora altri due, poi uno solo, un professore. E poi dovrebbero venire quelli della Puglia».
Tra i «clienti» però ci sono anche docenti per cui il governo ha previsto l’obbligo vaccinale per poter lavorare. «Ma chi ci pensava mai nella vita a fare certe cose» spiega un professore a un interlocutore che gli chiedeva se lavorasse. Con tutta la calma di questo mondo il professore replica: «La scuola? Oggi to malato. Secondo te? Devono fare in c…». Il docente non si limita e mette in contatto con Di Girolamo anche una sua collega. «Quando sono uscito – le spiega – stavo svenendo, ti giuro, un po’ per la felicità, un po’ per lo stress. Ma è liscissima la cosa, eh».
L’infermiere e lo stress
Le finte vaccinazioni però hanno riguardato anche infermieri, lo si evince a una telefonata ricevuta da Di Girolamo in cui un collega domanda: «Lo somministri tu il vaccino? Non lo voglio essere somministrato». Con estrema gentilezza risponde: «E te la faccio io la cortesia, non ti preoccupare. Vieni domani alla Fagianeria». Per poi aggiungere: «Tu devi solo pagare, mi devi dare i soldi».
Lo stress, le preoccupazioni e i «clienti» aumentano. Così, a dicembre Di Girolamo chiede a Rosario di chiamare tutti e dire «che non è cosa, per cortesia, non è uno scherzo. Falli andare viaaa. Rosario non posso rischiare, stavo viaggiando bene, ne ho fatti tre. Si sono presentate dieci persone davanti al mio box. Dieci. Ha detto la dottoressa: “che cos’è tutta questa folla qua fuori”». «Mi sentivo di morire, Rosario: ho detto buttatevi fuori al giardino e andatevene».