Gli affari illeciti nello scalo marittimo di Napoli
di Giancarlo Tommasone
Si fa riferimento a un alto ufficiale della guardia di finanza, e addirittura a un gruppo di pubblici ufficiali in servizio al porto di Napoli, nell’ordinanza relativa all’operazione «Piccola Svizzera» che ha portato, ieri, all’esecuzione di più di venti misure di custodia cautelare in carcere. Il vertice del sodalizio camorristico, argomentano gli inquirenti, è un uomo di 85 anni, Carmine Montescuro, zì Menuzz’, per gli amici degli amici. Originario di Sant’Erasmo, è un personaggio dallo spessore criminale «indiscusso», come è riportato nell’ordinanza a firma del gip Alessandra Ferrigno.

«Qualsivoglia decisione viene sempre e comunque presa, da ultimo, dallo stesso (Montescuro); sul fatto che l’indagato oltre ad essere il capo indiscusso del suo clan, ha assolto e tuttora assolve, praticamente da sempre, il ruolo di “paciere” e di mediatore in relazione a tutti gli affari illeciti gestiti dai clan camorristici campani, essendo forse ad oggi ,anche per la avanzata età, in tutti i casi in cui si determinano dissidi e contrasti tra i clan, l’unico in territorio campano in grado, in ragione del suo carisma e per il suo spessore criminale, di fungere e da svolgere il ruolo di “diplomatico della camorra”». Ma tornando a quanto dichiarano i collaboratori di giustizia, rispetto ai ganci interni al porto di Napoli, ci dobbiamo riferire a una delle attività illecite più remunerative per la camorra: il traffico di sostanze stupefacenti, nel caso, di cocaina. A parlare della particolare circostanza, è il pentito Maurizio Overa (ex appartenente ai Mariano dei Quartieri Spagnoli). Nrl 2016, sollecitato dal pm Del Prete, che gli domanda se i clan potessero contare su un alto ufficiale della guardia di finanza per far uscire i container carichi di cocaina dallo scalo partenopeo, risponde in maniera affermativa.
I container carichi di droga
fatti uscire dal porto,
alleggeriti del carico
e poi riportati nello scalo
«Sì, a loro dire, però può darsi pure che non sia ufficiale della Finanza e sia qualcun altro (comunque un appartenente alle forze dell’ordine), la cosa è certa: loro hanno la possibilità nel porto di Napoli di prendere un container, portarselo via, fare le loro cose e poi riportarlo indietro. Lo prendono, lo portano via, tolgono la droga e poi lo riportano indietro e lo mettono a posto un’altra volta». Naturalmente tutto ciò ha un prezzo in termini di mazzetta da versare al presunto pubblico ufficiale di cui parla il pentito. Overa, aggiunge che, secondo quanto gli avrebbero riferito «i fratelli Liguori, loro (questi ultimi) avevano più di un contatto con pubblici ufficiali, in grado di (far loro) portare fuori la droga che si facevano arrivare nei container con le navi».
La tangente su ogni
sbarco di cocaina
Lo stupefacente, sempre secondo quanto rendiconta Overa, sarebbe arrivato attraverso carichi provenienti dal Sud America e in particolare dalla Colombia. Un traffico di svariati milioni di euro che finivano nelle casse dei gruppi attivi nell’affare. Venuta a scoprire la cosa, racconta ancora Overa, Carmine Montescuro avrebbe preteso anche lui la sua parte su ogni sbarco di cocaina, che avveniva al porto.