Il Consiglio di Stato ha confermato la sentenza del Tar che aveva respinto il ricorso contro lo sfratto: non c’è tacito rinnovo
di Fabrizio Geremicca
Sei anni fa la palazzina Rothschild, all’interno di Villa Pignatelli, finì con altre dimore storiche in un’inchiesta della Procura della Corte dei Conti su una presunta affittopoli. L’ipotesi era che alcuni funzionari della Soprintendenza avessero cagionato un danno erariale per un milione di euro, consentendo ai familiari di ex dipendenti del ministero per i Beni Culturali di vivere in quelle dimore che erano state assegnate inizialmente per ragioni di servizio e di pagare non di rado canoni di locazione irrisori.
Ci fu un gran clamore, ma nelle cronache successive non si ritrovano tracce di una qualche sentenza. Sul fronte della giustizia amministrativa, però, si arriva ora ad un punto fermo: Maria Cristina Saracini, la figlia di Carlo, che fu maestro di casa di Rosina Pignatelli e che divenne poi dipendente del ministero per i Beni Culturali, dovrà abbandonare l’appartamento all’interno della palazzina Rothschild dove dimora da decenni.
La decisione del Consiglio di Stato
Il Consiglio di Stato, infatti, ha confermato la sentenza del Tar Campania che aveva già respinto il ricorso dell’inquilina contro lo sfratto da parte della Soprintendenza per il Polo Museale. Quest’ultima dieci anni fa aveva inviato a Saracini un’intimazione «a liberare da cose, persone e impianti l’immobile di proprietà demaniale/patrimonio indisponibile, denominato Palazzina Rothschild, entro il termine di 120 giorni decorrenti dalla notifica del presente provvedimento riconsegnando tale bene alla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Napoli».
Sulla vicenda era in corso da anni una serrata battaglia giudiziaria che si è sviluppata tra ricorsi e sentenze del giudice amministrativo. Quest’ultima del Consiglio di Stato, però, ora mette la parola fine. «Stante la natura demaniale del bene – recita tra l’altro un passaggio della sentenza dei giudici amministrativi di secondo grado – non risulta pertinente il prospettato rinnovo tacito della locazione, dal momento che il bene, come già sottolineato, non è mai stato oggetto di un contratto di locazione, ma solo di una concessione amministrativa in sintonia con la sua natura demaniale».