di Giancarlo Tommasone
Il deputato di Forza Italia, Paolo Russo, ha prodotto una interrogazione parlamentare sul caso del 15enne Francesco P. C. (anche detto Kekko ’o nano, ndr), coinvolto nell’aggressione ad Arturo, lo studente di 17 anni accoltellato lo scorso 18 dicembre in Via Foria.

Per l’aggressione
sono stati fermati
tre minori:
F. C. P. (appunto),
Genny P. (17 anni)
e il 15enne A. R.
Del gruppo
farebbe parte
anche un altro
ragazzino,
non imputabile
perché
Appena 12enne
Paolo Russo, lo scorso 27 giugno, ha interrogato il ministro della Giustizia in merito a una circostanza che ha fatto scalpore e che riguarda proprio il minore Francesco P. C., che era stato arrestato il 24 dicembre scorso e che fino ad aprile si trovava presso l’istituto di pena minorile di Airola. «Il 24 aprile 2018 – è scritto nel testo dell’interrogazione – il gip del tribunale dei minori di Napoli, Piero Avallone, ha disposto una ‘misura meno afflittiva’ per il minore F. P. C., responsabile del grave ferimento inferto allo studente Arturo, specificando che lo stesso “ha tenuto in istituto un buon comportamento e che è auspicabile il prosieguo del processo di responsabilizzazione in struttura comunitaria”».
Il trasferimento dal carcere alla comunità
Il video «beffa» su Instagram
A metà giugno, come raccontato da Stylo24, ha iniziato a circolare in rete e sui social network un video in cui l’indagato in questione, in attesa del processo che si svolgerà il prossimo 4 luglio, «per rispondere del tentato omicidio di Arturo, si è fatto riprendere da un suo compagno di stanza con un telefono cellulare mentre insieme ad altri coetanei parlava in modo divertito e beffardo della sua condanna». Così recita il testo dell’interrogazione.

Le domande di Russo a Bonafede
Paolo Russo in base al succitato episodio (che ha definito non solo di grave violenza ma anche di provocazione) ha chiesto al ministro Alfonso Bonafede: «Se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza, anche sul piano normativo, intenda porre in essere quanto prima onde evitare il perpetrarsi di fatti simili a quello riportato in premessa; se il Ministro interrogato non intenda approfondire, per quanto di competenza, anche con una specifica attività ispettiva, le criticità connesse all’utilizzo di cellulari e linee telefoniche nelle comunità di detenuti, nonché di connessioni internet che potenzialmente mettono in contatto i soggetti in attesa di processo con l’ambiente esterno».