La psoriasi non è più “difficile” da curare, infatti grazie alle nuove terapie, questa patologia cronica autoimmunitaria è sempre più controllabile
In questi giorni sono giunte interessanti dichiarazioni relative alla cura della psoriasi. A farne il punto della situazione è stata Gabriella Fabbrocini, professore di Malattie cutanee e veneree all’Università degli Studi di Napoli Federico II, durante la Giornata Mondiale della Psoriasi e del 29° Congresso Europeo di Dermatologia (rigorosamente tenutosi in conferenza online).
La Dottoressa Fabbrocini ha parlato della nuova molecola per la cura della psoriasi, nonché patologia cronica autoimmunitaria che colpisce circa 125 milioni di persone in ogni parte del mondo, di cui 2,5 milioni in Italia. Queste le sue dichiarazioni in merito:
“La psoriasi si controlla sempre meglio. Adesso abbiamo a disposizione nuove terapie, tra cui il Risankizumab un anti-psoriasi che si sta dimostrando efficace e sicuro rispetto ad altri trattamenti comunque innovativi, come dimostrano alcuni studi”.
Fabbrocini ha poi spiegato la situazione in Campania:
“Nella Regione Campania ci sono 180 mila pazienti affetti da psoriasi, ma solo il 59% si sottopone a cure. Anche per i numeri della malattia in questo territorio, l’Università Federico II è stato il primo centro in Italia ad utilizzare il Risankizumab. Attualmente abbiamo in trattamento con questo farmaco circa 35 pazienti, alcuni già da 14 mesi e i riscontri sono superiori ai dati dei trial clinici. Questa opzione terapeutica ha dimostrato una efficacia superiore ad alcuni farmaci competitor. Può infatti aiutare a raggiungere e mantenere una remissione delle placche psoriasiche in un’elevata percentuale di pazienti”.
Sull’efficacia del farmaco è stato cosi dichiarato:
“Il farmaco ha dimostrato di essere in grado di mantenere i benefici clinici mediante una somministrazione ogni tre mesi. Per il trattamento della psoriasi a placche da moderata a grave nei pazienti adulti candidati alla terapia sistemica, può essere somministrato mediante due iniezioni sottocutanee ogni 12 settimane. Inoltre, l’assenza o la trascurabilità degli effetti collaterali consentono al paziente di guarire e restare senza malattia per molti anni. Un valido aiuto, visto che molti pazienti non raggiungono tuttora gli obiettivi terapeutici, oppure osservano una perdita della risposta al trattamento nel corso del tempo”.