L’ex killer Antonio Pipolo è un fiume in piena e punta il dito contro il ras rivale Christian Marfella: «Quello scooter era dei “Bodo”, pretese anche il “cavallo di ritorno”. In seguito è stato proprio lui a sparare a Luigi De Micco nell’agenzia di scommesse»
Sarebbe stato un “dispetto” a innescare definitivamente la guerra di camorra che da quasi dieci anni sta insanguinando le strade della periferia est di Napoli. Certo, sullo sfondo c’era già e c’è ancora oggi la volontà dei clan di controllare in maniera monopolistica le piazze di spaccio, la il tutto sarebbe degenerato in seguito a uno sgarro fatto ai danni della persona “sbagliata”: «Christian Marfella rubò il motorino di una parente dei De Micco, rifiutandosi di restituirlo, pretendeva per la restituzione il cosiddetto “cavallo di ritorno”». Parola del super pentito Antonio Pipolo, uomo del clan dei “Bodo” dall’estate scorsa gettatosi tra le braccia dello Stato.
L’inquietante retroscena è stato svelato dall’ex sicario del clan De Micco nel corso dell’interrogatorio al quale è stato sottoposto a inizio agosto. Incalzato dalle domande dei pm della Dda di Napoli, Pipolo ha quindi affermato: «L’occasione che ha dato origine all’inizio della faida tra i De Luca Bossa e i De Micco negli anni 2012-2013, fu il furto di un motorino. Christian Marfella rubò il motorino di una parente dei De Micco, rifiutandosi di restituirlo. Pretendeva per la restituzione il cosiddetto “cavallo di ritorno”. Questo scatenò la guerra. In realtà questa fu solo l’occasione, i motivi della contrapposizione, allora come in seguito, erano sempre stati il controllo sulle attività illecite del quartiere». Sta di fatto che da un episodio di criminalità “minore” venne fuori uno spargimento di sangue, tra l’altro ancora oggi in corso, che ha fatto contare decine di agguati e altrettanti omicidi. Senza dimenticare poi i numerosi ordigni piazzati a scopo intimidatorio sia dall’uno che dall’altro gruppo.
Proprio sul conto del ras Marfella, fratellastro del boss detenuto Antonio De Luca Bossa “’o sicc”, Antonio Pipolo ha fornito numerose informazioni scottanti: «È il figlio di Teresa De Luca Bossa, è stato scarcerato da poco. Sul suo conto posso affermare che negli anni 2013-2014, comunque prima della mia detenzione, si è reso responsabile della gambizzazione ai danni di Danilo La Volla, alias “scarola”, grosso spacciatore all’epoca affiliato ai De Micco. La gambizzazione avvenne presso il circoletto di Vincenzo Sorrentino, nel lotto 10 di Ponticelli. Ho appreso tale circostanza poiché mi trovavo lì qualche minuto prima del fatto e me lo raccontarono nell’immediatezza le persone che erano presenti».
In seguito, sempre secondo il racconto del neo pentito Pipolo, il ras Marfella si sarebbe reso protagonista anche di altri agguati eccellenti: «Sempre in quel periodo Christian Marfella è stato autore, insieme a Gennaro Castaldi e Antonio Minichini, di una sparatoria in un centro scommesse di Ponticelli, zona Santa Croce, episodio nel corso del quale un soggetto riportò una ferita ad un orecchio; all’interno del centro scommesse vi era Luigi De Micco, che era l’obiettivo di Marfella. Più recentemente, Christian Marfella ha partecipato alla stesa avvenuta sul corso di Ponticelli, poco prima del tentato omicidio in danno di Francesco Sorrentino. A raccontarmelo sono stati Ciro Naturale e mio cugino Ciro Ivan D’Apice».