L’intercettazione del «ragioniere» che si occupa di amministrare i beni del reggente della cosca
Il reggente del clan è in galera, ma non smettono di arrivare i «regali» da destinare alla sua famiglia. La circostanza emerge dall’intercettazione del fiduciario del camorrista (dei Fabbrocino), e amministratore di fatto, dei suoi beni. Quest’ultimo si lamenta del fatto, che da quando il vertice (pro tempore) dell’organizzazione (fondata dal padrino Mario Fabbrocino, deceduto nel 2019) è dietro le sbarre, è diventato sempre più difficile fare affari; anche per quanto riguarda il suo personalissimo business. «Se adesso stava fuori, io non lo perdevo quell’appalto: in due giorni avrei guadagnato 110mila euro», racconta il «ragioniere» a un suo sodale. Ma le mansioni del fiduciario, non si esauriscono soltanto ai conti da tenere assolutamente in ordine, infatti, va considerato – si evince da una informativa di polizia giudiziaria – a tutti gli effetti, il factotum del boss.
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E deve anche provvedere a consegnare alla famiglia del reggente del clan, regali inviati da altri affiliati. Tra questi, ci sono ad esempio due prosciutti di Norcia, e perfino una lavatrice, da destinare alla moglie del camorrista finito in galera. «Oggi è venuto uno, ha portato una busta… in verità, mi sono dimenticato pure come si chiama, questo. Non me lo ricordo, mi credi?», dice il «ragioniere», che fa confusione anche per colpa delle troppe commissioni da sbrigare. «Mi portano parecchie cose (destinate al boss e alla sua famiglia) e io subito glielo vado a riferire (ai familiari del boss)», continua. Parla anche di un altro affiliato, che ha recato in dono alla famiglia del boss, dei prosciutti di Norcia. «Domani mattina – confida al sodale – devo portare una lavatrice» alla moglie del reggente della cosca.