di Giancarlo Tommasone
Se tutto dovesse andare secondo l’ultimo proclama di Pietro Spirito, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale, i lavori di dragaggio al porto di Napoli dovrebbero dirsi conclusi entro marzo 2019. Eppure attraverso un altro proclama, quello dell’aprile del 2017, lo stesso presidente aveva dichiarato, alla presenza dell’allora ministro alle Infrastrutture Graziano Delrio, che i lavori sarebbero stati conclusi entro dicembre del 2018.

Effettivamente il cantiere viene
inaugurato a metà ottobre 2017
A distanza di quasi otto mesi, però, si scopre, grazie proprio a Spirito e al comunicato che affida all’agenzia Ansa, che le opere sono state bloccate, che la colpa dei ritardi è da addebitarsi all’Arpac (Agenzia regionale per la protezione ambientale in Campania) e alla burocrazia, perché dice: «Purtroppo, l’Italia è un Paese complicato».
Succede, secondo quanto dichiara
il presidente, che in questi mesi per l’ennesima rimodulazione della matrice
dei controlli da parte dell’Arpac, le opere
di dragaggio abbiano subìto un ritardo di tre mesi, uno stallo, che solo nei giorni
scorsi è stato superato
Un ritardo, che visto gli ostacoli della burocrazia italiana, sottolinea Spirito, «va pure bene», fatto sta che il porto di Napoli continua a vivere una situazione di impasse e non è detto che a marzo 2019 le opere saranno concluse. Il problema è rappresentato dal fatto che ci sono quasi un milione e 300mila metri cubi di sabbia da dragare. Materiale, che una volta «catturato», dovrà essere riposto nelle due vasche della Darsena di Levante. Delle due, una non rispetta i parametri di permeabilità imposti dal ministero dell’Ambiente e quindi, nei fatti, non potrà essere utilizzata.
C’è dunque da continuare a chiedersi se
la conclusione dei lavori avverrà secondo il nuovo crono-programma esternato nelle scorse ore da Spirito, o se, come in tanti prevedono, tutto slitterà molto
più in là col tempo
Da considerare anche l’avvento del nuovo Governo. Il presidente dell’Adsp è proprio convinto che Toninelli sosterrà gli stessi investimenti decisi dall’ex ministro Delrio e da Ennio Cascetta (all’epoca scelto dallo stesso Delrio a capo della Struttura tecnica di missione del ministero)? Del resto le spese di ingegneria per il progetto continuerebbero ad aumentare: si è partiti con cinque milioni, si sarebbe arrivati a 18.
I proclami, le inaugurazioni e i mesi
di silenzio mentre le opere erano ferme
C’è da chiedersi inoltre perché tanti mesi di silenzio, durante i quali i lavori erano fermi, e poi proclamare la ripartenza delle opere, nello stile da pompa magna, dando la colpa dei ritardi alla burocrazia italiana e all’Arpac? Entro quanto ci dovremo aspettare l’ennesimo comunicato che denota altri ritardi? E’ semplice rendere dichiarazioni e partecipare a inaugurazioni per la presentazione delle opere. Difficile portare a termine quelle opere e prendersi la responsabilità per i ritardi accumulati.