Gli accertamenti partiti da una denuncia del ministro Crosetto
Il ministro della Difesa Guido Crosetto ma anche tanti altri. Quanti e chi con precisione sembrano non saperlo ancora nemmeno i magistrati di Perugia, titolari dell’indagine su quella che si configura come un’attività di dossieraggio con al centro un finanziere distaccato alla procura nazionale antimafia nel gruppo di lavoro che si occupava dello sviluppo delle Sos, le Segnalazioni di operazioni bancarie sospette. Accertamenti partiti da una denuncia proprio di Crosetto che si sono poi estesi, con «numerose» persone sentite ed una «rilevante quantità» di documenti esaminati. Per chiarire rapidamente di chi sono state carpite informazioni riservate, perché e se ci siano altre persone coinvolte.
Le reazioni della politica
Un caso giudiziario che ha subito agitato la politica. Per Matteo Renzi «l’oscura vicenda che ruota attorno a una denuncia di Guido Crosetto è allucinante». «Chi utilizza segreti e dossier come forma di killeraggio politico contro avversari politici? Ne vedremo delle… brutte. Intanto solidarietà al Ministro Crosetto per questa #Killeropoli» ha scritto su Twitter. «Va fatta piena luce» ha sollecitato il presidente del gruppo Azione-Italia Viva e componente del Copasir, Enrico Borghi. Al ministro della Difesa è arrivata anche la solidarietà dei capogruppo di FdI alla Camera e al Senato Tommaso Foti e Lucio Malan. «È preoccupante e clamoroso quanto emerge dall’indagine» affermano, assicurando «di vigilare con la massima attenzione» poiché l’esistenza di una centrale di dossieraggio «lede le libertà fondamentali di tutti i cittadini e condiziona l’esercizio democratico».
L’inizio dell’inchista
Tutto è partito nell’ottobre 2022 – ha ricostruito la procura di Perugia in un comunicato – dopo una denuncia di Crosetto a seguito della pubblicazione su alcuni giornali di notizie riservate relative alla sua precedente attività professionale. Le indagini svolte in un primo momento dalla procura di Roma hanno portato a individuare quale autore di «alcuni» accessi a banche dati pubbliche ritenuti da magistrati «presumibilmente non leciti» un appartenente alla guardia di finanza, in forza al nucleo di polizia valutaria della capitale ma distaccato al gruppo sos.
Una struttura chiamata ad occuparsi di quelle operazioni finanziare sospette individuate dagli istituti di credito e quindi segnalate alla Banca d’Italia. Che, a sua volta, deve interessare la procura antimafia e il Nucleo di polizia valutaria della guardia di finanza, con le informazioni che confluiscono in banche dati per essere vagliate. Il procuratore di Perugia Raffaele Cantone ha sottolineato in una nota che il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo, comunque, «aveva, già prima dell’avvio dell’indagini, provveduto a riorganizzare radicalmente» il servizio sos.
Il finanziere spostato ad altro incarico
Dopo essere stato individuato, il finanziere, già spostato ad altro incarico, è stato «doverosamente» indagato per l’accesso abusivo al sistema informatico. Sentito dai magistrati, il militare ha rivendicato la piena correttezza del suo operato ma nel corso delle indagini sono emersi anche «ulteriori possibili accessi non leciti», dunque riguardanti diversi altri soggetti. E ad aprile la procura di Roma ha trasmesso il fascicolo a quella di Perugia «per le valutazioni di competenza» in quanto chiamata ad occuparsi dei casi in cui sono coinvolti – o come indagati o come possibili parti lese – i loro colleghi romani. A condurre gli accertamenti è il nucleo di polizia valutaria della guardia di finanza, con un pool di investigatori dedicato ad hoc. Per procedere agli accertamenti, dice la procura di Perugia, «con particolare rigore e speditezza, in quanto è auspicabile che esse siano concluse in tempi più rapidi possibili»