di Giancarlo Tommasone
Tra i più danneggiati dal decreto che impone il divieto del versamento dello stipendio in denaro contante – entrato in vigore lo scorso primo luglio – ci sono i marittimi, soprattutto quelli imbarcati sulle rotte internazionali. L’allarme è stato lanciato dai diretti interessati, che hanno rivolto l’appello ai sindacati di categoria.
Il decreto in questione
vieta a tutte
le imprese di versare
lo stipendio
dei dipendenti in contanti,
è consentito dunque soltanto
pagare attraverso
«strumenti» che siano tracciabili
Uno su tutti il versamento su conti correnti. La norma è stata attuata per contrastare i fenomeni dell’evasione fiscale e contributiva. Ma la situazione dei marittimi (in particolare di quelli imbarcati su navi commerciali) è alquanto più complessa, poiché finora, parte dello stipendio (somme sensibili, anche il 50% sul totale), veniva anticipato loro in contanti, per i più svariati motivi e finanche per affrontare casi di emergenza.
Ad esempio acquistare farmaci,
anche in località straniere
dove diventa complicato, se non impossibile,
pagare attraverso moneta elettronica
Numerosi imbarcati, da quando il decreto è entrato in vigore, si sono pure lamentati del fatto, che nel momento in cui si prelevi denaro in Paesi stranieri, con le proprie carte, si debbano pagare altissime commissioni. Sulla vicenda Stylo24 ha raccolto le considerazioni di un marittimo, spesso imbarcato su navi commerciali.
Le considerazioni di un marittimo
«Al momento non ho ancora provato in prima persona i disagi conseguenti al decreto, ma stando anche a quanto riferitomi da colleghi che si sono trovati già in tale situazione, posso dire che la norma che impone il divieto di denaro contante da destinare al marittimo a bordo, è sicuramente in antitesi con quello che è il welfare», dichiara. «Il problema, inoltre – continua – non si pone tanto per i marittimi a bordo delle navi da crociera, che vedono l’installazione di bancomat (naturalmente per prelevare denaro bisogna pagare una commissione decisa dal circuito bancario che eroga il servizio), quanto per quelli che lavorano su navi commerciali».
La difficoltà è pure di natura logistica
«Le rotte delle navi da crociera – spiega il marittimo – toccano porti molto serviti, anche dalla presenza di bancomat e di agenzie di cambio. Mettiamo invece che un marittimo (che lavora su una nave commerciale) sbarchi presso uno scalo sguarnito di detti servizi e debba raggiungere il centro cittadino per trovarne. In che modo può spostarsi, senza avere contanti?». Il denaro, quello liquido, dunque per i lavoratori imbarcati su tratte internazionali è di assoluta necessità.

Si sono accorti del problema anche i sindacati. Tra questi la Fit Cisl
Che ha chiesto al direttore del ministero dei Trasporti, Mauro Colletta, di intervenire. Quest’ultimo ha inviato – lo scorso 26 giugno – una nota ai ministeri dell’Economia e del Lavoro per stabilire una deroga al divieto per i marittimi. Tramite un comunicato ufficiale, la Fit Cisl ha però fatto sapere che a oggi non è pervenuta una risposta da parte dei due ministeri interpellati. La Cisl ha chiesto al governo centrale un intervento immediato per la produzione di un emendamento al Decreto Dignità. Secondo il sindacato di categoria, infatti, il divieto di contanti risulta essere una palese violazione a quanto prevedono il contratto collettivo nazionale e la regola A2.2 comma 2 della Mlc 2006 della Convenzione internazionale sul lavoro marittimo.