La delegata alla Cultura e al Turismo di recente è finita al centro delle polemiche per la stanza affittata ai visitatori
di Giancarlo Tommasone
Al momento la catena «Mammina-Pizzeria e cucina genuina» conta quattro sedi (almeno così si evince dalla pagina Facebook): due a Napoli, in Via Parthenope e in Via Santa Brigida, una a Milano, un’altra a Catania. Ma il marchio ha bisogno di espandersi, ed è per questo, forse, che ha collaborato alla realizzazione di uno spot sulla «napoletanità» prodotto da visitnaples.eu , la guida ufficiale della città di Napoli (impressionante, tra l’altro, la somiglianza tra il logo dell’agenzia e quello di deMa). Fin qui nulla di strano, roba di marketing, pubblicità del marchio, ma basta andare al minuto 1.15 per imbattersi nell’assessore Eleonora De Majo, che veste i panni della influencer. «Figli di Partenope», recita la delegata alla Cultura e al Turismo di Palazzo San Giacomo, che di fatto sta sponsorizzando una attività privata (una catena, non certo una piccola e sconosciuta osteria), Mammina, appunto.
Inequivocabile il simbolo della pizzeria in sovraimpressione alla performance da Carosello della De Majo, mentre in altri frame, compaiono le insegne del locale. Pubblicità semi-occulta, sorta di reclame subliminale? In effetti, sì. Perché chi guarda lo spot, meccanicamente associa quello che vuole passare per un messaggio di napoletanità, all’attività commerciale. E come se non bastasse, al termine della clip, viene ribadito l’indirizzo della sede di Via Santa Brigida, della pizzeria.
Dietro il messaggio
sulla napoletanità
c’è la pubblicità occulta
della pizzeria Mammina
Non è per niente opportuna, va detto subito, la partecipazione a questo video promozionale, da parte della De Majo, perché lei è un personaggio istituzionale, e per di più è assessore al Turismo, quindi dovrebbe avere un ruolo super partes e non pubblicizzare un’attività privata piuttosto che un’altra. A questo punto, siccome lei si dice da sempre paladina della lotta per l’uguaglianza (a tutti i livelli), ci si aspetta dall’assessore di Insurgencia, che reclamizzi allo stesso modo tutte le pizzerie e le osterie napoletane. La regola, infatti, se non vuole essere tacciata di parzialità, o vale per tutti o non vale per nessuno.
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Ma da tempo (troppo), va pure detto, già da quando era semplice consigliera e poi assessorina (apprendista presso Nino Daniele), De Majo sta facendo un po’ di confusione su cosa significhi antagonismo, guerra alla gentrificazione e alla turistificazione. Tutta colpa della febbre da poltrona (una di peso, quella che occupa nella terza città d’Italia), che tra i sintomi ha pure quello di farti scordare le cose per cui hai combattuto, o magari hai solo fatto finta di combattere. E allora, sarà per questo, che la ex pasionaria, scesa in piazza per la difesa del centro storico, ormai occupato da B&B, friggitorie e ristoranti che con la scusa della tradizione, mettono gli affari davanti a tutto, per circa sette mesi (prima comunque di essere nominata assessore) ha fittato una stanza della sua casa da 145 metri quadrati, ai turisti. O ha deciso di prendere parte a uno spot che pubblicizza una pizzeria.
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In entrambi i casi, niente di illegale, per carità, resta il fatto però, che De Majo continua a perdere di credibilità. Anzi, se dobbiamo dirla tutta, la credibilità l’ha perduta completamente. Le converrebbe spiegare subito il motivo della partecipazione alla pubblicità di Mammina, è l’assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, non lo dimentichi, e ha il compito di occuparsi allo stesso modo di tutte le attività che concorrono a rilanciare l’immagine della città.