Come e dove convogliare l’esperienza del laboratorio Napoli
di Giancarlo Tommasone
Ci incontriamo in un pomeriggio assolato, di domenica, intorno alle 15, in zona Toledo. L’appuntamento è in un bar, di quelli molto frequentati dai turisti, di napoletani ce ne sono pochi: non dobbiamo dare nell’occhio e soprattutto non dobbiamo essere visti insieme. Perché la persona che ci ha contattato, dopo aver letto un articolo di Stylo24, è un fedelissimo arancione. La cautela, in questi casi, non è mai troppa. Mi anticipo di dieci minuti, ma lui è già lì. Lo noto all’esterno del locale, prima avrà «perlustrato» l’area. Mi vede anche lui, ma non si avvicina; solo quando è ulteriormente sicuro che non ci siano facce conosciute nei paraggi, entra e si siede a un tavolino, uno di quelli più riparati. Poi posso entrare ed accomodarmi io. Questi sono i patti.
Cosa voleva dirci?
«Ho letto il pezzo in cui esaminate la possibilità che Luigi de Magistris possa presentarsi alle prossime elezioni comunali e puntare alla presidenza del Consiglio. Ma questa eventualità è ferma a una ipotesi vagliata quattro, cinque mesi fa. E certamente non incarna la volontà del movimento deMa».
Come sono cambiate le cose?
«Quello di presidente del Consiglio è un ruolo che Luigi non ha nelle corde; si tratta di un incarico rappresentativo, che gli andrebbe stretto. Ma oltre a ciò, per ricoprire detto incarico, c’è bisogno di specifiche competenze tecniche, che lui non ha, e soprattutto di pazienza. Dote quest’ultima, che chi lo conosce come lo conosciamo noi, sa benissimo e meglio degli altri, che Luigi non possiede. L’ipotesi di progetto, che ultimamente, è finita più volte al centro della discussione, è quella di Luigi vicesindaco, con Auricchio primo cittadino».
Secondo voi è tra le scelte più plausibili? E per quale motivo?
«Sì, anche da un punto di vista politico, rispetto a quello che è stato fatto in questi anni. Innanzitutto la grande esperienza di deMa, quella di democrazia, impegno, rinascita della città e partecipazione, che struttura il laboratorio Napoli, esempio unico in Italia e che andrebbe largamente adottato, non deve andare dispersa, ma deve continuare, ed essere nuovamente convogliata. Abbiamo bisogno di Luigi per due motivi fondamentali: il primo è legato al suo carisma, che è indubbio, rappresenta un collante per l’intero movimento. Il secondo è che solo Luigi può fare da endorser, catalizzatore di preferenze e di consensi, per Attilio Auricchio».
In effetti, l’attuale capo di Gabinetto di Palazzo San Giacomo, non è un volto conosciutissimo.
«Sì, ma conosce molto bene la macchina comunale, ha le giuste competenze burocratiche, caratteristiche non di secondaria importanza per l’amministratore della terza città d’Italia. E Luigi, potrebbe affiancarlo in un ruolo operativo, quello di vice, che non appiattirebbe la sua natura e nel contempo, lo farebbe restare al centro della scena politica cittadina».
Con le dovute proporzioni, potremmo assistere a un tandem alla Medvedev-Putin, con relativo scambio di competenze?
«Sì, una cosa del genere. Naturalmente, come diceva lei, con le dovute proporzioni».