Lo scrittore vuole rinominarlo in «Campania legge»: in 52 giorni cancellati 69 anni di storia. Simeone sbatte i pugni e annuncia barricate
Un colpo di spugna, in piena regola, sul più antico premio letterario d’Italia. A Maurizio De Giovanni, nominato solo il 5 aprile scorso a capo della Fondazione, son bastati 52 giorni di lavoro per cancellare, letteralmente, 69 anni di storia. Il neo presidente ha, infatti, intenzione di rinominare il «Premio Napoli», nome ricco di storia, cultura e identità, in un anonimo «Campania legge». Ma non sarebbe l’unico cambiamento, a mutare sarebbe anche la mission: da concorso letterario, riconosciuto a livello nazionale e non solo, si trasformerebbe tutto in un’agenzia per la diffusione culturale.
Secondo il neo presidente, «il nuovo nome è solo il primo passo». De Giovanni, in un articolo di Repubblica, spiega: «la competizione letteraria sarà solo una delle attività della Fondazione. Perché la nostra sfida è portare la lettura dove non c’è». Strano modo di diffondere la lettura attraverso il ridimensionamento di uno strumento che, più di tutti, la promuoveva. E poco importa se nell’albo d’oro dello storico «Premio Napoli» si possono leggere fior fiori di scrittori come Michele Prisco, Raffaele La Capria, Dacia Maraini, Ermanno Rea e tantissimi altri. Meglio depennare tutto e ripartire da zero. Il premio, a quanto ci sembra di capire, a De Giovanni e soci, non interessa più di tanto.
Il contributo della Regione
Con il cambio, inoltre, dovrebbe ritornare anche il contributo della Regione Campania da 100mila euro. Un contributo che dalle parti della Fondazione non si vedeva da anni. Qualche maligno vocifera che la nuova «etichettatura» sia proprio finalizzato a riottenere fondi da Palazzo Santa Lucia, dove, si sa, non vedono di buon occhio il nome «Napoli». Non è la prima volta, infatti, che viene cancellata l’etichetta «Napoli» per sostituirla con un’anonima «Campania». Nella storia recente, solo per fare un esempio lampante, basta ricordare il «Napoli Teatro Festival» rinominato in «Campania Teatro Festival» e divenuto cospicuo recettore di fondi da parte del governatore Vincenzo De Luca. Niente da ridire sul nome Campania e sulla regione a cui siamo tutti affezionatissimi, ma si sa che il brand «Napoli» è tra quelli più gettonati al mondo. Ma gli amici di Palazzo San Giacomo, proprio coloro che dovrebbero difenderlo, preferiscono cassarlo.
La protesta di Simeone

L’idea, fortunatamente, però non è piaciuta a tutti e il consigliere comunale (di maggioranza) Nino Simeone ha annunciato l’intenzione di costruire barricate. «Sono sinceramente deluso» ha affermato il consigliere comunale. «La sua idea di cambiare il nome del Premio Napoli, il più antico concorso letterario d’Italia nato nel 1954, in ‘Campania legge’ non mi convince e ritengo sia una forzatura. Sarebbe come modificare il Premio Campiello in “Veneto Legge” oppure il Premio Strega in “Fondazione Bellonci legge” o il National Book Award in qualcos’altro». Simeone ha inoltre annunciato che scriverà «al Sindaco e al suo delegato alla cultura, perché ritengo che una proposta del genere andasse prima discussa in Consiglio comunale, tenendo in considerazione l’opinione dei cittadini napoletani. La denominazione “Premio Napoli” esprime al meglio la nostra identità: Napoli non è semplicemente una città. È cultura. Ed è bene ricordarlo sempre. A tutti».