di Giancarlo Tommasone
Spaghetti, pazziariello, purpetiello, pizza, Borboni, Pulcinella e folla danzante sulle note di ‘Tu vuò fà l’americano’ nei due spot napoletani di Dolce&Gabbana, per la fragranza The One.
La regia è affidata a Matteo Garrone, lo stesso del film Gomorra.
I protagonisti delle due clip, Emilia Clarke e Kit Harington, coppia della serie cult ‘Il Trono di Spade’, si aggirano, fagocitati dalla ressa festante, tra i vicoli e le piazze di una Napoli dipinta ancora una volta con i toni più accesi del luogo comune. Dove l’elemento popolare diventa quasi kitsch e l’anima partenopea – calata in atmosfere da Liberazione e da regime di Military Police – mostra esclusivamente una delle facce di Pulcinella, quella ridanciana.

Garrone forse voleva bilanciare con un’immagine positiva della città, quella negativa proposta con il film del 2008. Non ci riesce, a dire il vero, perché i due spot risultano ridicolizzanti, bugiardi e realizzati col solito cliché. Contattato da Stylo24, così si è espresso sugli spot l’assessore alla Cultura del Comune di Napoli, Nino Daniele: “I protagonisti de ‘Il Trono di Spade’, la serie televisiva più vista al mondo. Dopo aver scelto Napoli 2 anni fa con la immensa Sofia Loren e promosso Napoli nel mondo di nuovo scelgono Napoli. Dolce e Gabbana meritano i sentimenti di amicizia che i napoletani gli hanno tributato con sincerità e calore. Troppo oleografica la Napoli dello spot? È un messaggio pubblicitario non un saggio analitico. Comunque ci sono tratti autentici della nostra gente. Dobbiamo molto anche alla loro scelta di legare all’immagine positiva di Napoli la promozione delle loro creazioni di moda, se la crescita turistica è da record”.

Una dichiarazione in linea con quelle rese da Flavia Sorrentino (leggi articolo), ideatrice dello sportello ‘Difendi la città’ nel corso di una intervista in cui è stato fatto il punto sull’iniziativa. Una visione della positività, quella dell’Amministrazione comunale, che si dice “resistente” contro i luoghi comuni, ma che, nei fatti, dà l’impressione (e non solo l’impressione) di approvare gli stereotipi più utilizzati per descrivere Napoli.