di Giancarlo Tommasone
Si chiama Dave Corsaro, ed è tra i più quotati tatuatori del capoluogo meneghino. Studio avviatissimo, performer che si muove soprattutto nell’ambito dello stile black and gray, è lui l’autore dell’unico tatuaggio di Raffaele Cutolo finora «censito» (il caso è stato pubblicato in esclusiva da Stylo24). La nostra testata ha scovato il volto del boss di Ottaviano, passando in rassegna un elevato numero di vetrine virtuali, quelle che vengono utilizzate dagli artisti dell’inchiostro per pubblicizzare il proprio lavoro.
L’esclusiva di Stylo24 / Il volto di Cutolo
diventa un tatuaggio per i nostalgici della Nco
Per comprendere cosa abbia spinto un uomo a farsi riprodurre sul corpo, forse il più famoso padrino di camorra esistente, abbiamo intervistato chi ha materialmente creato e «inciso» il disegno del fondatore della Nco.
Da dove nasce l’idea di realizzare un tatuaggio di Raffaele Cutolo, uno che è considerato un simbolo del male?
«Voglio premettere che quando si parla di simboli del male, si continua a fare un discorso discriminatorio. Voglio dire: alla gente dà meno fastidio guardare un tatuaggio del volto di Satana, rispetto a quello, dico per dire, di Totò Riina oppure, nel caso, di Raffaele Cutolo. Ciò detto non ho mai realizzato un tatuaggio di Riina, né di altri mafiosi, e anche per quanto riguarda quello di Cutolo, ho avuto inizialmente moltissime remore».
Per quale motivo?
«Perché sono contro personaggi del genere, contro quello che emanano camorra, mafia e organizzazioni criminali. Diciamo che mi stanno fondamentalmente antipatici. E’ quello che penso, come pure, devo dire, mi stanno antipatici Roberto Saviano e la sua Gomorra».
Ma se è contrario a riprodurre immagini del genere, perché poi ha realizzato il tatuaggio di Cutolo?
«Altra premessa: da me vengono tantissimi ragazzi che mi chiedono di farsi tatuare simboli che richiamano gangster, volti di criminali, o addirittura, ad esempio, le tre croci di Sangue Blu (personaggio di Gomorra la serie, ndr), ma continuo a non accettare. Perché dopo vanno in giro con delle cose “firmate” da me. Si tratta di persone che non comprendono il “senso” di portare dei tatuaggi del genere addosso per tutta la vita e quindi non mi presto a questo tipo di gioco. Per Cutolo è stato diverso, si è trattato di una sorta di percorso di compenetrazione».
Si spieghi meglio.
«Quando sono stato contattato per il tatuaggio e ho saputo del soggetto che dovevo realizzare, come ho detto, volevo immediatamente rinunciare. Poi ho voluto conoscere i motivi di una scelta del genere, e ho parlato a lungo con la persona che mi ha chiesto di tatuarla. Alla fine mi sono reso conto, come fosse da parte sua, una scelta molto personale, intima, profondamente maturata. Tra l’altro non la scelta di un ragazzino, ma quella di un uomo, che mi ha detto di essere legato da vincoli di parentela, oltre che di affetto, a Raffaele Cutolo».
Questa persona vive a Milano?
«Da quanto mi ha detto, è originario del Napoletano, ma diciamo che gira molto, perché è uno chef. Ha circa 40 anni, quindi la sua scelta è stata ampiamente ponderata. E anche la mia, per questo, alla fine ho realizzato quel tatuaggio. Ho capito che per lui aveva un profondo, e reale, valore sentimentale e umano».
Dove l’ha tatuato?
«Sulla coscia».
Quanto è costato il tatuaggio?
«Non posso dirlo, per motivi di correttezza nei confronti del cliente. Lavori del genere, comunque, si attestano tra i 350 e i 700 euro».
Quella che ha fatto da modello al suo disegno sembra una tra le immagini più riprodotte di Cutolo.
«Ho lavorato su una foto che mi ha portato il cliente, solo, ho “addolcito”, volutamente, lo sguardo del soggetto per sottolineare la dimensione “umana”, e ho aggiunto una sbarra rispetto all’immagine originale».
Ha ricevuto critiche dopo aver realizzato il tatuaggio?
«No. Almeno non apertamente. Ai convegni di tatuatori a cui partecipo, mi capita spesso che mi facciano domande su questo tatuaggio in particolare, e io spiego come sia nato. Tutto qui».
Lo sa che forse, il suo, è l’unico tatuaggio di Cutolo finora scoperto, e magari realizzato?
«Sì, lo so».
Qualcuno gli ha chiesto una sua riedizione?
«Sì, ma non ho accettato. Come, ripeto, non ho accettato di realizzare tatuaggi di Totò Riina. Alla base di scelte del genere ci vogliono motivi profondi e personali, come solo parenti di detti personaggi possono avere».