La coraggiosa testimonianza di una delle due giovanissime vittime e la trappola tesa dal branco: «Pensavo che avremmo potuto cominciare una relazione, temevo che non mi avrebbe più frequentata»
Conquistata la fiducia della vittima designata, ecco che scattava la trappola. Sarebbe stato questo il modus operandi della banda di giovanissimi violentatori di Caivano che, tra giugno e luglio scorsi, avrebbe ripetutamente abusato sessualmente di due cuginette di 10 e 12 anni: «Pensavo che avremmo potuto cominciare una relazione e temevo che se avessi detto di no non mi avrebbe più frequentata». E invece proprio da quel momento è iniziato un incubo senza via di uscita.
Il terribile retroscena emerge dall’ordinanza di custodia cautelare che ieri mattina ha portato all’arresto dei poco più che diciottenni Pasquale Mosca e Giuseppe Varriale che, insieme ad altri sette minorenni, sono a vario titolo accusati di violenza di gruppo, minacce e revenge porn. Per lo sviluppo dell’indagine si è rivelata determinante proprio la testimonianza delle due giovanissime vittime, che con coraggio hanno raccontato ai carabinieri tutti i dettagli del baratro in cui erano, loro malgrado, precipitate. La più piccola delle due cugine, in particolare, ha spiegato che agli inizi «del precedente mese di giugno aveva preso una mosca per… un ragazzo poco più grande di lei che frequentava, assieme al suo gruppo di amici, la villa comunale di Caivano, dove anche lei e sua cugina erano solite recarsi quasi tutti i giorni».
Tutto avrebbe avuto inizio quando il ragazzino contatta la bambina «tramite TikTok, chiedendole di uscire e lei aveva accettato l’invito». Sembra l’inizio di un rapporto come tanti, magari di una relazione. Invece la situazione precipita quasi subito e lo fa con modalità e termini sconcertanti: «Il ragazzo – scrivono gli inquirenti – a quel punto aveva esplicitato il proprio desiderio di avere rapporti sessuali, sia vaginali sia orali, e la ragazza aveva acconsentito perché, ha affermato, “pensavo che avremmo potuto cominciare una relazione e temevo che se avessi detto di no non mi avrebbe più frequentata”. Così i due si erano dati appuntamento per il giorno seguente alle ore 16 davanti alla capanna abbandonata che si trova all’interno della villetta».
Una volta entrati nel capannone, il ragazzo aveva quindi impilato dei mattoni per sedervisi, si era abbassato pantaloni e mutande e aveva chiesto a… di fare altrettanto, facendola sedere sopra di lui, penetrandola e “muovendola da dietro”, fino a completare il rapporto, spostando la ragazza ed eiaculando all’esterno. La ragazzina ha poi spiegato agli inquirenti che «si trattava del suo primo rapporto sessuale, in quanto prima di allora aveva avutolo solo un fidanzatino della sua età, con il quale si era scambiata qualche bacio. Affermava che quanto accaduto non le era piaciuto, perché pensava di essere “troppo piccola per queste cose”». A distanza di tre giorni la ragazzina era quindi tornata in villa con sua cugina. G.M., «che si trovava lì assieme ad altri suoi amici, le si era avvicinato e l’aveva minacciata che, se non avesse fatto di nuovo le stesse cose con lui l’avrebbe picchiata e, mentre lo diceva, tirava dei sassi».