di Giancarlo Tommasone
Il destino del nascente Governo giallo-rosso è appeso al filo della piattaforma Rousseau, con le votazioni che termineranno alle 18 di oggi, salvo imprevisti. Un tipo di consultazioni che Serenella Fucksia, ex senatrice pentastellata, espulsa dal M5S proprio dopo il voto on line (a dicembre del 2015), conosce bene. Stylo24 ha raccolto le sue previsioni rispetto al risultato delle «elezioni» grilline, e le considerazioni sulla linea tenuta ultimamente da Luigi Di Maio, ritenuto da molti ancora il capo politico del Movimento.
Fosse ancora iscritta al M5S, avrebbe votato per il sì o per il no, al Governo con il Pd?
«Non avrei votato e avrei invitato gli altri a fare lo stesso. Avrei chiesto, invece, l’approntamento di un confronto pubblico, con i vertici del movimento, trasparente e nel solco della partecipazione e della discussione. Questo modo di esprimere la propria preferenza (piattaforma Rousseau, ndr), d’altronde, non rappresenta altro che indirizzare il consenso dove si vuole, oltre a fare confluire altri soldi pubblici nelle casse di una organizzazione privata».
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Come andrà a finire?
«Penso che alla fine passerà il sì. Non sarà certo un plebiscito, per ovvi motivi. Dopo quello che il M5S ha detto contro il Pd, un voto schiacciante a favore del governo con i dem, rappresenterebbe qualcosa di impensabile, e relativamente “imbarazzante”».
Percentuali?
«Io credo che il sì attesterà sul 70%».
Parliamo di Luigi Di Maio, come valuta la sua ultima «fase»?
«Io sono una che ha sempre criticato Di Maio, per tanti motivi che ritengo validi. A partire dal fatto che già dall’inizio ha contribuito pesantemente a snaturare i principi, lo spirito e il metodo del Movimento, approfittando del suo ruolo di vicepresidente. E costruendo un partito nel partito. In questo caso, però, non mi sento di criticarlo».
Perché?
«Semplicemente perché gli riconosco, e mi riferisco appunto all’ultimo periodo, di aver imparato a fare politica».
Nel senso che?
«Io credo che Di Maio, in questa fase, durante la quale è stato “accantonato” rispetto a un discorso più grande di lui, stia cercando di mantenere i suoi spazi, il suo ruolo. E quindi gli riconosco una certa capacità politica nell’ambito dei giochi di Palazzo. D’altronde può essere contentissimo di quello che ha avuto. I problemi, però, sono altri».
Quali?
«Problemi di democrazia, problemi di credibilità verso le istituzioni. Manca la buonafede in quasi tutti. Io credo che i cittadini non sappiano più a chi e a cosa credere, esposti a cambiamenti repentini, decisi dall’alto e senza alcuna spiegazione in merito».
Questo è stato anche l’atteggiamento avuto da Di Maio.
«Di Maio ha fatto quello che ha fatto sempre: ha fatto il Di Maio. Muovendosi secondo quello che gli chiede di volta in volta il partito o chi gli sta dietro».
E il M5S, che cosa è diventato?
«So che nelle intenzioni doveva essere qualcosa di estremamente trasparente, la classica “casa di vetro”. Solo che è diventato tutt’altro».