Le perplessità degli esercenti sulle nuove procedure
di Ilaria Riccelli
È il primo giorno del super green pass. Solo 2 anni fa non avremmo potuto nemmeno lontanamente immaginare lo scenario apocalittico cui drammaticamente siamo andati incontro, eppure adesso mascherina, disinfettante e green pass sono ineliminabili conviventi dalle giornate di ognuno.
«Al tavolino del bar è più facile controllare il green pass, più duro è il controllo al bancone del bar, a chi entra per stare tre minuti, bere un caffè e andare via». Così Ulderico Carraturo, che gestisce con suo fratello l’attività della pasticceria e bar celebre a Napoli e in tutta Italia, nata nell’800, spiega la prima giornata del super green pass.
Sono tanti i napoletani che entrano in un bar rapidamente per un caffè al bancone condiviso con un amico, un collega, per scambiare una chiacchiera con la scusa di un caffè, eppure anche questo sta diventando un serio problema nella lotta al virus. «Controllare chi entra per un caffè – spiega Carraturo – è semplice se è da solo ma quando comincia la confusione di persone al bancone diventa difficile. Poi c’è chi entra per scegliere i dolci, comprare una torta, lì ci mettono più tempo e vanno subito controllati. Non è un sistema semplice».
Questo strenuo ma necessario controllo ha determinato un cambiamento, una distanza inesorabile tra i cittadini e un rallentamento che ha condizionato il modo di lavorare anche dei gestori di bar e le attività commerciali aperte al pubblico per cui «Le persone che hanno il green pass – spiega il gestore dello storico bar- sanno di doverlo portare con sé, di doverlo mostrare ma vivono anche un disagio interiore che rende anche il nostro lavoro più lento». I turisti pare che reagiscano meglio.
I turisti più collaborativi
«Da noi vengono gli italiani – spiega – che ci conoscono e desiderano assaggiare i dolci di Carraturo. I turisti sono molto collaborativi e pronti, perché poco prima avevano preso l’aereo, il treno e quindi sono super veloci a mostrare il green pass anche per bere un caffè».
Ci vorrebbero procedure meno farraginose e lente secondo Carraturo che commenta in ultimo l’obbligo vaccinale per gli over 50 in maniera perentoria «Io sono favorevole al green pass e al vaccino – dice – ma l’intervento rende le procedure lunghe, si dovrebbero snellire, rendere le cose più fluide. L’obbligo agli over 50? Per me sarebbe meglio che il vaccino fosse obbligatorio per tutta la popolazione, qui da noi in laboratorio di pasticceria all’inizio qualcuno non si voleva vaccinare, poi dopo qualche mese lo hanno fatto tutti, hanno capito che dovevano farlo». Lentamente sembra che nuovamente stiamo dirigendoci verso la chiusura, questa è l’impressione generalizzata.