Dopo una campagna elettorale passata ad aizzare gli «ultimi» contro l’«establishment» ha scelto di soggiornare tra vip e champagne
Da qualche giorno non si fa altro che parlare dell’ex premier e leader grillino Giuseppe Conte che ha scelto di trascorrere le sue vacanze natalizie a Cortina d’Ampezzo, al Grand Hotel Savoia, una delle strutture più lussuose della rinomata città montana italiana. Un cinquestelle (come il suo Movimento) da ben 2500 euro a notte. La notizia, lanciata dal giornale online Dagospia, ha suscitato numerose polemiche e contrapposizioni. Da un lato il centro destra e il presidente di Italia Viva Matteo Renzi, dall’altro il movimento pentastellato che ha provato a difendere (ma si è udito lo stridio delle unghie sugli specchi) il proprio capo politico.
La campagna elettorale di Giuseppe Conte tra gli «ultimi»
Quel capo politico che in tempi di campagna elettorale amava frequentare le periferie degradte di Napoli. Quello che nel nome del popolo ha frequentato Secondigliano. In preda a una crisi elettorale Giuseppe Conte, per paura di scomparire dallo scenario politico, difese a spada tratta il reddito di cittadinanza, non tra i ricchi e i blasonati, ma tra i vicoli d’Italia sperando così di ottenere il consenso dei cosiddetti «ultimi».
Tra coloro che una vacanza a Cortina non se la potranno mai permettere. Ha utilizzato il più bieco populismo per guadagnare qualche voto rispetto agli «affamatori della povera gente». Ha attaccato la destra perché solo lui, grazie al reddito, aveva dato da «mangiare» alle persone in difficoltà. Finita la campagna elettorale, ha dismesso i jeans strappati e le t-shirt ed è ritornato a indossare giacche in doppio petto.
Sia chiaro, come hanno affermato anche i suoi difensori, Giuseppe Conte è libero di andare a soggiornare dove vuole. Ma fa sorridere pensare che solo qualche mese fa aizzava la folla contro l’«establishment» che secondo la sua visione voleva ridurre in povertà interi nuclei familiari solo perché ha osato dire che il reddito di cittadinanza così non va bene. Sì perché il reddito in molti casi è anche giusto ma quello attuato da Peppino Conte a Palazzo Chigi è quanto più deleterio si possa fare.
Soldi a cascata senza verifiche
Ha dispensato soldi a cascata senza uno straccio di verifica ex ante. Senza distinzione tra chi può lavorare e guadagnare e chi non può per oggettivi impedimenti. Talmente a cascata che anche ieri i carabinieri hanno sequestrato a 20 indagati oltre 220mila euro.
Soldi percepiti indebitamente da parenti di affiliati alla camorra. Tra loro anche la vedova di un baby boss, Alessio Bossis, ucciso in un agguato di matrice camorristica a Volla il 24 ottobre scorso e ritenuto elemento di vertice del clan del quartiere Ponticelli composto dalle famiglie De Luca Bossa-Minichini, che avrebbe intascato senza averne diritto quasi 13mila e 500 euro tra il marzo 2020 e l’agosto del 2021. Poi i alcuni familiari di esponenti di vertice del clan D’Alessandro di Castellammare di Stabia (Napoli), come i parenti di Nino Spagnuolo, Giovanni D’Alessandro, Carmine Barba e di Sergio Mosca.
Peccato che tra i requisiti principali (scritti proprio da Conte & co.) ci sia proprio il non aver rapporti di parentela con persone condannate per mafia. E mentre a Cortina si gode il lusso, le persone veramente in difficoltà non ricevono aiuto dallo Stato… Forse ha ragione il ministro Crosetto: «Conte soggiorna dove vuole, dove preferisce, dove può permettersi di farlo, come chiunque ed attaccarlo per l’hotel di Cortina è demagogia di infimo livello. Un po’ come quando qualcuno disse: voi siete alla Prima della Scala ed io invece, solo oggi, ho scelto la mensa dei poveri».