di Giancarlo Tommasone
Il prossimo «Tavolo Immigrati» è stato convocato per il mese di settembre, l’ultimo si è svolto il sei agosto. Nel periodo di piena polemica per la questione del consigliere extracomunitario aggiunto Viraj Prasanna. Questi, pur rappresentando l’interfaccia con Palazzo San Giacomo, delle comunità dei migranti che risiedono a Napoli, alla riunione convocata dall’assessore al Welfare, Roberta Gaeta, non è stato nemmeno invitato.
Allo stesso tavolo ha però partecipato, effettuando anche un intervento, lo sconfitto alle elezioni del 15 luglio, il 31enne del Bangladesh, Rajib Sayed.
A tal proposito c’è da fare una considerazione: perché a un tavolo sugli immigrati, è stato invitato Rajib e non Viraj, l’unico investito di un carica istituzionale? Il 41enne dello Sri Lanka, vincitore della consultazioni del 15 luglio, da più di due settimane è al centro della bagarre politica.
Primo, per il fatto che non parli e non comprenda l’italiano; secondo, per la questione dell’interprete. La figura del traduttore non è (o meglio non era) contemplata dal regolamento. Lo ha ribadito anche l’assessore alla Trasparenza (con delega al Servizio elettorale), Alessandra Sardu, nel corso di una intervista: «Può entrare o parlare in aula solo chi è legittimamente eletto.
Chiunque parli a suo nome non è Viraj». Sappiamo poi come è andata: con uno strappo alla regola, la proposta di Viraj di poter usufruire di un traduttore e senza oneri economici da parte di Palazzo San Giacomo, annunciata qualche giorno prima dal presidente del consiglio comunale Fucito, è stata approvata all’unanimità. Tornando invece al «Tavolo Immigrati» resta il giallo del mancato invito a Viraj.
Qualcuno potrà dire che magari la riunione era stata programmata prima delle elezioni, ma si sbaglia.
L’incontro è stato convocato il 26 luglio, due giorni dopo il debutto in aula di Viraj, un giorno dopo la pubblicazione da parte di Stylo24 del video diventato virale in poche ore – «ripreso» anche dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini -, in cui è palese la difficoltà del cingalese di esprimersi in italiano e di comprenderlo.

Non si capisce da cosa sia stata dettata la decisione dell’assessore Gaeta di non invitare al tavolo il consigliere aggiunto: non si tratta certo di una scelta fatta per motivi di ruoli e competenze, altrimenti non si spiegherebbe la presenza alla riunione di Rajib Sayed. Piuttosto avrebbe a che fare con la distanza venutasi a creare negli ultimi giorni con l’assessore Sardu.

Per molti, Viraj sarebbe un suo «pupillo», non dimentichiamo che la delegata alla Trasparenza, aveva pure dichiarato nel corso della stessa intervista a cui abbiamo fatto riferimento prima: «L’ho accompagnato come una mamma in consiglio, l’ho fatto sedere in prima fila». Tutto ciò non avendo la delega all’Immigrazione, ma soltanto al Servizio elettorale.

La delega all’Immigrazione è invece di Roberta Gaeta, che forse, evitando di invitare Viraj, avrebbe voluto mettere i classici «puntini sulle i».
Sottolineando soprattutto una cosa: la gestione fallimentare dell’elezione del consigliere aggiunto che non parla italiano, non mi appartiene. Inevitabilmente, l’assessore Gaeta, facendo tale tipo di scelta avrebbe preso non solo le distanze da Sardu, ma anche dall’Amministrazione arancione, che di contro, ha dimostrato apertamente il suo sostegno, in questo momento difficile, alla delegata alla Trasparenza. Che non dimentichiamo, ultimamente, è stata scelta da de Magistris per curare i rapporti con l’Estero per il movimento deMa.