di Giancarlo Tommasone
Da Napoli, terra di accoglienza e di porti aperti, a Vicenza, considerata tra i principali feudi della Lega, passando per Lecce, dove il consigliere extracomunitario aggiunto è stato istituito addirittura nel 1998, da una amministrazione di centrodestra. L’iniziativa, di cui abbiamo più volte sottolineato l’importanza e la valenza democratica, è dunque, tutt’altro che una novità, come invece si vuol far passare a Napoli, secondo la comune e omologata narrazione arancione.
Partiamo proprio da Vicenza, dove il Consiglio comunale delibera di istituire il Consiglio degli stranieri ed apolidi a giungo del 2011.
Sei mesi prima che a Napoli. Le elezioni, di un Consiglio parallelo, si badi bene, e non di un solo portavoce della comunità straniera, si tengono il 14 febbraio del 2016. La città veneta all’epoca conta 113mila abitanti, gli extracomunitari che possono accedere al voto sono 11.112. A Napoli che conta 25mila cittadini migranti che possono recarsi alle urne, si è eletto soltanto un consigliere comunale aggiunto; a Vicenza, lo ribadiamo, un intero Consiglio.
Qualcuno potrà dire che all’epoca, la città veneta era guidata da una giunta di centrosinistra: cosa vera, effettivamente. Altri invece potranno sottolineare il fatto che con l’avvento del sindaco Francesco Rucco, il Consiglio degli stranieri non verrà riproposto: cosa altrettanto veritiera. Ma come ha ribadito l’assessore comunale Silvia Maino, in Assise si darà voce alle comunità dei migranti attraverso due consiglieri aggiunti che hanno diritto di parola e non di voto.
Praticamente quasi come a Napoli, con l’unica differenza che nel «feudo» della Lega gli «aggiunti» sono due, nella città dell’accoglienza e dei porti aperti, soltanto uno. Facendo una semplice proporzione, per colmare il gap, a Napoli avrebbero dovuto essere almeno quattro. Giusto per essere precisi, queste le dichiarazioni rese il 12 luglio scorso dall’assessore alla Famiglia e alla Comunità, Maino: «Aboliremo il consiglio degli stranieri che si è riunito solo quattro volte dal 2016 (una volta nel 2016, tre volte nel 2017, mai nel 2018), mantenendo invece la presenza dei due rappresentanti in consiglio comunale».

Il Consiglio degli stranieri non verrà rinnovato solo perché non è stato ritenuto funzionale all’obiettivo, che è, lo ribadiamo quello dettato da crescita democratica e integrazione. Ma la «leghista» Vicenza ha previsto comunque la presenza di due consiglieri aggiunti. Adesso ritorniamo al Sud, raggiungendo Lecce.

Il 13 ottobre del 2003, il sindaco di Alleanza nazionale, Adriana Poli Bortone dichiara all’Ansa: «La nostra amministrazione di centrodestra ha da cinque anni (quindi dal 1998) il consigliere aggiunto e si è posta il problema reale della partecipazione degli immigrati regolari che abbiamo in città. Diciamo che il dibattito che si sta facendo a livello nazionale noi nel nostro piccolo lo abbiamo fatto (…) Il diritto al voto degli immigrati regolari è stato inserito nello statuto ed è stato oggetto di un regolamento ad hoc “allargando” al massimo la platea dei partecipanti».
Per la cronaca, il consigliere aggiunto eletto nel 1998 è di nazionalità giordana, Albeetar Fadl.
A Napoli dunque si scopre l’acqua calda, mentre, Palazzo San Giacomo, che sventola a destra e a manca i valori di accoglienza, integrazione e democrazia allargata a tutti i costi, dovrebbe sentirsi quasi a disagio per il ritardo accumulato rispetto ad altre Amministrazioni.

Ma, purtroppo a Napoli, si continua a fare confusione sull’argomento. Testimonianza del pallone in cui è finita l’Amministrazione de Magistris, in seguito al caso sollevato da Stylo24, l’ultima dichiarazione del presidente del consiglio comunale, Alessandro Fucito: «Ferma restando l’assoluta necessità che il mandato del consigliere aggiunto Mihindukulasurya Fernando Viraj Prasanna debba essere espletato nella pienezza dei suoi contenuti e delle sue funzioni, cosa che è mia ferma intenzione garantire, all’inizio della prossima seduta proporrò al Consiglio Comunale, unico organo a questo deputato, la facoltà di accogliere l’interprete, persona di fiducia del consigliere aggiunto, senza alcun onere per l’Amministrazione».

Quindi, apprendiamo, che forse l’interprete per Viraj ci sarà. Bisogna mettersi d’accordo, quanto dichiarato da Fucito cozza in maniera poderosa con quanto affermato categoricamente dall’assessore Alessandra Sardu – qualche giorno fa nel corso di un’intervista – sull’eventuale impiego di un traduttore per il consigliere aggiunto: «Attenzione – ha detto Sardu – il regolamento è chiaro: può entrare o parlare in aula solo chi è legittimamente eletto. Chiunque parli a suo nome non è Viraj».