Il complotto, i sospetti
di Giancarlo Tommasone
Non tutte le registrazioni, se si sa come veicolarle a livello mediatico e farle esplodere in maniera controllata, vengono per nuocere. Anzi possono risultare perfino delle benedizioni per l’amministrazione comunale. E’ solo una ipotesi, sia ben chiaro, ma va presa comunque in considerazione. Mettiamo il caso in cui dietro il «patto di sangue» per logorare Luigi de Magistris, emerso grazie allo scoop di Repubblica, nei pezzi a firma del collega Alessio Gemma, ci sia una regia, assai sottile, molto più sottile di quanto si pensi. Nel senso che, all’ormai famosissimo incontro dei congiurati (ma qualcuno commenta: l’audio sembra registrato in momenti e contesti diversi) potrebbe essere stato mandato un consigliere, utilizzato a mo’ di cavallo di Troia, e munito di smartphone in modalità di registrazione attivata, per «provocare» i colleghi e fissare su nastro le linee del patto anti Giggino. E poi, cosa succede? Il materiale è «buono». A questo punto si decide di farlo arrivare alla stampa. Il giornalista, che naturalmente fa il suo lavoro, lo pubblica e fa scoppiare la bomba. Procediamo – è da sottolineare – sempre per ipotesi.
E allora possiamo anche dire che il piano
potrebbe essere nato per rafforzare la maggioranza,
anziché distruggerla e mandare tutti a casa
In che modo? Cerchiamo di spiegarlo. Appare assai difficile, e men che mai probabile, che passi la sfiducia al sindaco, sfiducia che si apprestano a presentare, Forza Italia, Lega e M5S, mentre il Pd, al momento è spaccato sulla mozione. Una volta superato lo scoglio, che de Magistris ha fatto chiaramente intendere di non temere, la maggioranza uscirebbe ricompattata dalla procella abbattutasi su Palazzo San Giacomo. A questo punto, il sindaco potrà decidere o di non affrontare più la questione rimpasto, oppure di affrontarla secondo la linea che lui stesso imporrà. Perché tra i congiurati, fanno capire da deMa, c’è chi adesso non può più permettersi nemmeno di bussare alla porta del primo cittadino, per avere con lui il benché minimo confronto. E c’è di più, il materiale dell’audio, abbiamo detto, è buono e non è escluso che potrebbe essere acquisito dalla Procura.

Gabriele Mundo (Riformisti democratici), «intercettato», dice: «Se mi vuoi dare Asia, devo mettere il presidente e due consiglieri». Con tutte le differenze del caso, che eventualmente considereranno pure i magistrati, se si decida di acquisire il file e dando per assodata la buona fede dei consiglieri registrati, è innegabile che i contenuti dell’audio richiamino alla memoria l’inchiesta che vide coinvolta l’allora presidente del Consiglio regionale della Campania, Sandra Lonardo Mastella, accusata di minacciare la crisi della giunta Bassolino, per conquistare poltrone e incarichi. Infine va detto pure che quattro dei cinque «congiurati», nelle scorse ore, hanno rilasciato delle dichiarazioni, sorta di dietrofront rispetto a quanto affermato durante l’incontro per suggellare il «patto di sangue» contro il sindaco.

A mancare all’appello è solo Carmine Sgambati (Agorà): come mai? Sgambati è storicamente uomo vicino alle posizioni di Luigi de Magistris e del capo di Gabinetto, Auricchio. Non dimentichiamo che quando Repubblica fece emergere la vicenda della casa (della Fondazione Strachan Rodinò) fittata a prezzi stracciati, il primo cittadino non si è mostrato per niente critico nei confronti del consigliere di maggioranza. Delle due l’una: o i rapporti tra de Magistris e Sgambati si sono all’improvviso deteriorati, e lo strappo è diventato insanabile o appare alquanto singolare l’atteggiamento del rappresentante di Agorà.
I post (sibillini) su Facebook
Che, poi, con un certo tempismo, nei giorni precedenti alla pubblicazione dell’articolo di Repubblica (quello del 24 ottobre), pubblica dei post dal contenuto alquanto sibillino. Il 23 ottobre posta una vignetta con Paperino che pensa: dovrò trovarmi un lavoro. E la presenta con queste parole: il futuro di molti politicanti partenopei. Il giorno dopo scoppia la bomba, che rischia di mandare tutti a casa, anche lui. O forse no.