Esplode la bolla degli swap. Ammonta a duecento milioni di euro il debito che il Comune dovrà pagare nei prossimi anni. Si tratta di una materia molto tecnica, che in finanza consiste negli scambi dei flussi di cassa tra due controparti. Ai tempi della Iervolino, tra il 2005 e il 2007, il Comune chiuse accordi con alcune banche per richiedere anticipazioni di liquidità, per quindici anni. Soldi che l’amministrazione sta ancora incassando. Dal prossimo anno però si volta pagina. E il segno più diventa segno meno. Palazzo San Giacomo dovrà infatti restituire questi soldi alle banche, compresi i tassi di interesse.

Il mega debito del Comune andrà incluso nel nuovo piano di rientro che in queste ore i tecnici del bilancio stanno mettendo a punto. I conti non tornano. Nel vecchio piano infatti non erano stati previsti gli swap. Adesso invece sono tornati a galla e per il Comune di Napoli sono dolori. Si ritrova infatti oggi con la cassa bloccata dal debito Cr8, il fiato sul collo della Corte dei Conti per debiti fuori bilancio non certificati e con alcune partecipate sull’orlo del fallimento (Caan e Anm sono in concordato preventivo).
Dema pare sia andato su tutte le furie trattandosi di un debito vecchio di quindici anni. Dagli swap però non si scappa. Non c’è nessun patto con il governo che tenga, come potrebbe avvenire per la risoluzione della vicenda dei lavori del post terremoto del Cr8. Le banche non aspetteranno e dal 2019 batteranno cassa. Prima rata? Un milione di euro. E come sempre ai posteri l’ardua sentenza. Anche perché ai posteri, il sindaco de Magistris, lascerà un bel “conto” da saldare.