Il format «Vite da Cattivi», condotto da Simone di Meo, ha analizzato il mercato degli orologi rubati rivenduti a prezzi estremamente bassi, intervistando anche un ex rapinatore, che ha raccontato i suoi colpi più redditizi.
Nel corso di una nuova puntata di “Vite da Cattivi”, format in onda su Canale 9 nella trasmissione Studio Mattina, condotta da Barbara Petrillo, Simone Di Meo, ha condotto i telespettatori nell’inchiesta sugli orologi di valore acquistati a prezzi di molto inferiori rispetto a quelli della vendita degli stessi, perché rubati. Uno degli affari più redditizi della camorra. Nel corso della trasmissione sono state ascoltate le testimonianze di chi si è arricchito grazie a questa particolarissima attività criminale. Con le fonti che hanno raccontato come funziona il sistema e chi sono gli acquirenti disposti a fare follie pur di potersi accaparrare un pezzo pregiato.
I verbali del teste di giustizia Luca Esposito, il genero del boss del Vasto-Arenaccia, Patrizio Bosti. E’ stato arrestato con la moglie mentre cercava di raggiungere Dubai con un green pass falso. Esposito agli inquirenti che lo hanno interrogato in carcer, ha così detto: “Io mi reputo il dealer più forte in Europa. Io i soldi li faccio sempre girare acquistando orologi io sono bravo mediaticamente e non ho aperto un negozio proprio per non avere fastidi. Nel mio telefono troverete contatti con sultani. Ho sempre gestito online i miei affari. L’ultimo calciatore tramite cui ho acquistato orologi è (…). Ho pagato tramite una mia card su conto estero lituano per complessivi 36.400 euro. Poi ho dato 500 euro a (…), più altri 2.000 a un intermediario. L’orologio è stato venduto a un cliente tedesco. I calciatori acquistano gli orologi a prezzo di listino. Anche (…) fornisce questi orologi. I calciatori sfruttano questa possibilità, ma anche altre persone dello spettacolo. Ho fatto da tramite per un Patek Philippe Tiffany, che poi è andato all’asta per 4,5 milioni di euro. Il valore originario era di 47mila euro. Nel settore dei diamanti non c’è lo stesso vantaggio economico del settore degli orologi. Il centro del commercio italiano è Roma. I dealer mondiale durante il Covid si ono tutti trasferiti a Dubai. Dealer mondiali sono quelli di Hong Kong, con i quali io sono in rapporto. I soldi transitano su conti correnti o vengono regolati con permute. Vengono spesso venduti tramite pagine social. I dealer spesso ricevono solo la provvigione, senza anticipare nulla”.
Prima di poterli vendere, gli orologi devono essere rubati, per questo è stato interpellato un profondo conoscitore di queste dinamiche. Sopratutto per quanto concerne l’attività di alcune squadre di rapinatori che si muovono in giro per l’Europa, soprattutto nel periodo estivo. “Vanno a Ibiza, a Mykonos, a Cannes, durante il festival, dovunque ci siano turisti benestanti. Gli strappatori di orologi sono tutti della parte centrale di Napoli, quindi Quartieri Spagnoli, Sanità, Forcella. A questa attività criminale si dedicano tutti, anche i malavitosi. Sono soldi contanti. Tu prendi un orologio da 20mila euro e lo rivendi a 15-16mila e non devi dividere con nessuno. Si rischia anche meno con la legge”.
Ma chi compra questi orologi? “Tutti. Prima a Napoli c’erano solo 6-7 ricettatori importanti, ma ora li rubano e comprano tutti. Questo mercato va avanti perché a Monaco di Baviara c’è un albergo molto importante, che 7-8 volte l’anno tiene una fiera dell’rologio, dove i maggiori acquirenti sono i cinesi, che non hanno l’obbligo di vendere l’orologio con la referenza e con la garanzia, con il famoso scatolo. Perché l’acquirente, lo vede, lo analizza, vede solo se è originale o meno. Se è rubato a lui non interessa. Quelli che costano di più sono i Richard Mille e i Patek Philippe, che sono orologi svizzeri. Il primo parte da 150mila euro e arriva fino a 3 milioni di euro”.
Un ex rapinatore di Rolex ha raccontato come si è evoluto il mercato, soprattutto dal punto di vista della ricettazione. Oggi i mercati più importanti per lo smercio di orologi rubati, a parte quello italiano ed europeo, gli Emirati Arabi e, prima che scoppiasse la guerra, anche la Russia. Negli anni scorsi, però, il mercato era oltreoceano. “I pezzi più pregiati,all’epoca erano President oro e Daytona oro, questi orologi tutti d’oro della Rolex, Patek Philippe, Cartier, ecc. Questo mercato si piazzava in America, anche per scavalcare le problematiche della scatola e della garanzia. Che poi, attraverso dei gioiellieri compiacenti, si facevano degli attestati di identità. All’epoca noi andavamo a rubare in Spagna e se non usciva nelle denunce italiane era più facile fare questi attestati. Il gioielliere faceva risultare di averlo venduto lui, anche se, in realtà, erano stati rubati. Per quanto riguarda la fascia dei Rolex d’acciaio, a costi più bassi, venivano rivenduti direttamente in Italia”.
Poi l’ex rapinatore ricorda alcuni episodi che lo hanno visto protagonista. “Quando ero minorenne ho rubato l’orologio di Moggi, un Daytona Vip con lo scudetto della Juve dentro. Lo rubai ad Agnano, o al cinodromo o all’ippodromo. Non sapevamo neanche fosse di Moggi. Pensavamo fosse di un tifoso della Juve. Ce ne siamo accorti quando la notizia è uscita sui giornali”. E ancora. “Mi sono preso l’orologio di Buso, l’ex calciatore del Napoli, a via Petrarca. Aveva un Roadster argento. Con la scusa dell’autografo, mentre prendeva carta e penna, mi allungai e lo presi”. Ma chi sono, in definitiva, i soggetti che comprano questi orologi rubati? “Ma tu sai quanti imprenditori e nella fattispecie calciatori in casa hanno orologi senza garanzia, specialmente i calciatori che sono passati per il Napoli. I calciatori sono i più furbacchioni. Guadagnano tanti soldi, ma vogliono risparmiare sempre”.