Caccia ai messaggi scambiati su WhatsApp
di Giancarlo Tommasone
Inchiesta sulle nozze trash, e sul flash mob del 25 marzo scorso, organizzato da Tony Colombo in Piazza del Plebiscito a Napoli, per l’addio al nubilato della allora promessa sposa, Tina Rispoli. L’obiettivo principe degli inquirenti è quello di riuscire ad estrarre eventuali messaggi scambiati su WhatsApp tra i soggetti coinvolti nelle indagini; messaggi che potrebbero restituire un quadro della situazione più chiaro. Gli informatici della Procura di Napoli «setacciano» la memoria dei cellulari sequestrati agli indagati. Sono 9 le persone alle quali è stato notificato un avviso di garanzia, per le ipotesi di reato, a vario titolo, di abuso di ufficio e omissione di atti d’ufficio.
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Ci sono anche Claudio de Magistris, fratello del sindaco, e lo stesso Colombo. Il tramite tra il cantante e gli uffici comunali per imbastire la pratica finalizzata all’ottenimento dei permessi, secondo gli investigatori, sarebbe stato proprio de Magistris jr. A indicarlo, quale trait d’union fra lui e Piazza Municipio, è lo stesso artista di origini siciliane.
L’intervista a Colombo / «Il sindaco ha alzato
il telefono e ha detto di farmi dare i permessi»
Nel corso di una intervista rilasciata a Stylo24 e pubblicata lo scorso 6 aprile, il cantante neomelodico dice ancora di più: quei permessi, li avrebbe ottenuti grazie all’intercessione diretta del sindaco Luigi de Magistris. Relativamente al delicato passaggio (Tony Colombo si è assunto ogni responsabilità rispetto a quanto dichiarato), riportiamo uno stralcio dell’intervista. Come mai (Colombo, ndr) è tanto sicuro del fatto che il sindaco abbia appreso del passato di sua moglie (che Tina Rispoli sia la vedova del boss Gaetano Marino, ndr), la mattina del 28 marzo? Chiediamo. E il cantante risponde: «Perché altrimenti non mi avrebbero dato i permessi per il flash mob in Piazza del Plebiscito e ancora prima non mi avrebbero dato l’autorizzazione per sposarmi al Maschio Angioino».
Le dichiarazioni rese a Stylo24
dal cantante neomelodico
«E dico di più – aggiunge Colombo – per quanto riguarda il flash mob è il sindaco che ha alzato il telefono e ha detto di farmi dare i permessi». «E’ andata proprio così. E poi non dimentichiamo che i permessi sia dalla Segreteria del sindaco che dall’Ufficio Cinema, mi sono stati dati nel giro di due giorni. L’iter si è esaurito in tempi velocissimi. E’ chiaro che una cosa del genere può registrarsi solo se la autorizza direttamente qualcuno di vertice. Sfido chiunque ad ottenere i permessi con la stessa tempistica con cui li ho ottenuti io». Ha sostenuto ancora, Colombo, nel corso dell’intervista. Le sue dichiarazioni, riguardo al fatto che sarebbe stato il sindaco a chiedere che fossero concesse le autorizzazioni, va sottolineato, non sono mai state smentite ufficialmente né dal Comune, né dal primo cittadino.

Tornando all’inchiesta, risultano indagati anche il comandante dei vigili urbani di Chiaia, Sabina Pagnano; il capitano Giovanni D’Ambrosio e tre vigili (di pattuglia la sera del flash mob). Relativamente a Pagnano, c’è pure da ricordare che la responsabile dell’Unità operativa di Chiaia della Municipale, la sera del 28 marzo (quando era già scoppiato il caso delle nozze trash), attraverso una nota diretta all’assessore Alessandra Clemente e al condannante Ciro Esposito, informa i vertici di aver appreso dalla stampa la notizia del flash mob in Piazza del Plebiscito. Ma da quanto risulta a Stylo24, che nell’occasione, poté visionare la tabella con i servizi dell’Unità operativa di Chiaia (e pubblicarla in esclusiva), nel periodo compreso tra le 14.45 e le 21.30, era stato previsto di attenzionare il flash mob di Piazza del Plebiscito.