Il gip concede gli arresti in casa ad Alessio Onorato dopo il proscioglimento dall’accusa associativa
di Luigi Nicolosi
Crollata l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, scatta l’inattesa scarcerazione per Alessio Onorato, 38 anni, finito in manette a inizio febbraio nell’ambito della maxi-inchiesta sui fiumi di cocaina che sarebbero stati smerciati sull’asse Posillipo-Casoria dalla holding capeggiata da Ciro Capasso e dal figlio Antonio, noto ristoratore della Napoli bene.
Arrestato nell’ambito della cosiddetta operazione “Tufò”, dal nome del ristorante della famiglia Capasso in via Posillipo, oggi pomeriggio si sono spalancate le porte del carcere di Poggioreale per Alessio Onorato. Il gip di Napoli, accogliendo l’istanza dei difensori Leopoldo Perone e Antonio Rizzo, ha concesso al 38enne il beneficio degli arresti in casa. Si è dunque rivelata proficua la strategia portata avanti dalla difesa, che ha prima ottenuto dal Riesame l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare in riferimento all’accusa associativa, contestando gli indizi emersi dai servizi di osservazione effettuati dalla polizia giudiziaria ed evidenziando la mancanza di riscontri alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia; l’ultimo colpo di scena è arrivato con la dimostrazione dell’attenuazione delle esigenze cautelari che giustificarono l’arresto.
Alessio Onorato, in particolare, era stato inquadrato dagli inquirenti come uno degli stabili intermediari negli acquisti e nelle successive cessioni di droga, che veniva poi rivenduta nelle piazze di spaccio di Napoli, Salerno, Caserta e rispettive province. Un’accusa che è però andata in frantumi già davanti ai giudici delle Libertà.