Lo sfogo dell’estorsore Luigi Pappalardo getta nuove ombre sui rapporti tra il clan di Secondigliano e quello di Bagnoli: «E io che devo fare? La signora è compagna nostra»
di Luigi Nicolosi
L’ombra dell’Alleanza di Secondigliano piomba sulla camorra di Bagnoli e Cavalleggeri d’Aosta, da un’intercettazione ambientale salta fuori un inedito riferimento ai possibili rapporti tra il gruppo Giannelli e il clan Licciardi: «Il figlio del “bradamante” il femminello, vicino a me, “’o zì, quello mi ha lasciato cento euro papà, diteglielo ai compagni, quello sta mangiando la Masseria Cardone dodicesimo piano”». Un passaggio a tratti criptico, quello riferito dall’estorsore Luigi Pappalardo all’amico Tonino, dal quale sembra però emergere un certo malcontento da parte degli uomini del “sistema” di Napoli Ovest nei confronti della gestione degli affari criminali da parte dei ras di Secondigliano. Il riferimento, tutt’altro che velato, sarebbe rivolto in particolare al ras Maria Licciardi, che non è però indagata in questo procedimento.
Il dialogo è stato riportato all’interno dell’ordinanza di custodia cautelare che pochi giorni fa ha portato all’arresto di sedici esponenti della mala della periferia occidentale: a finire in manette alcuni dei massimi esponenti dei Giannelli, gruppo fuoriuscito pochi anni fa dal clan D’Ausilio-Esposito, e proprio ai Giannelli di Cavalleggeri apparterrebbe l’uomo del racket Luigi Pappalardo, incaricato di riscuotere il pizzo in zona. L’aguzzino, il 2 gennaio del 2015, mostra un certo nervosismo per il mancato incasso della tangente ai danni di un venditore abusivo di fuochi d’artificio di via Diomede Carafa. Nella sua auto le forze dell’ordine hanno piazzato una cimice e Pappalardo, ignorando la circostanza, si lascia andare a un lungo sfogo: «Questo Pierino con la cento euro in mano gli ho detto “che devo fare? Tienila, poi te la piangi con loro”, quello massimo domani mattina se non porta i soldi abbusca! Io glielo dissi, se non sei in grado togliti di mezzo, non potete vendere».
Nel passaggio successivo della conversazione ecco però emergere il riferimento, de relato, ai Licciardi di Secondigliano: «Il figlio del “bradamante” il femminello, vicino a me, lo conosci il femminello? “’O zì, quello mi ha lasciato cento euro papà diglielo ai compagni quello sta mangiando la Masseria Cardone dodicesimo piano”, sarebbe la casa di Maria, la sorella di Gennaro “’a scigna” (Licciardi, ndr). “E io che devo fare? È compagno a noi questa signora”, ho detto “è inutile che fate i nomi, comunque tieniti la cento euro e digli a tuo padre che non è buono proprio”. Ora ti faccio vedere domani come corrono tutti e due».