Il passo falso di “Ciruzzo ’o milionario” e la valutazione dei pm della Dda di Napoli sull’evoluzione della cosca secondiglianese: «La sua gestione fu accentratrice e brutale. Logorò i rapporti con gli storici alleati»
Nella storia del clan più potente e agguerrito di Secondigliano e Scampia ci sono stati diversi momenti spartiacque, ma uno di questi, in particolare, si sarebbe rivelato fatale per le sorti della cosca: «La designazione quale capo in sua vece del primogenito». Secondo gli inquirenti della Dda di Napoli sarebbe stata questa la mossa, voluta dal boss Paolo Di Lauro, alias “Ciruzzo ’o milionario”, che avrebbe innescato il declino dell’organizzazione.
La considerazione dei pm della Procura partenopea è messa nero su bianco all’interno dell’ordinanza di custodia cautelare che ieri mattina ha nuovamente colpito sedici esponenti apicali dei clan Di Lauro, Amato-Pagano e Vanella Grassi, a vario titolo accusati di essere responsabili di ben sedici omicidi, tutti consumati nel corso della seconda faida, quella che vide contrapporsi i Di Lauro ai ribelli della Vinella, che all’epoca avevano deciso rompere la storica alleanza per stringere un nuovo asse con gli Scissionisti, alias gli “Spagnoli”, capeggiati da Raffaele Amato e Cesare Pagano.
In precedenza, scrivono gli inquirenti, «il clan Di Lauro raccoglieva le famiglie rappresentative di tutto il sistema di camorra», cioè i Di Lauro stessi, gli Abbinante, gli Abete Notturno, i Prestieri, i Leonardi e i Marino. «Il boss Paolo Di Lauro, colpito dalla prima misura custodiale a suo carico, a partire dal 2002 e dunque latitante, prende talune decisioni fatali. La più importante tra queste la designazione quale capo in sua vece del primogenito Cosimo; la seconda, l’imposizione ai suoi vecchi sodali di indicare ciascuno un successore più giovane, con il pretesto di uno svecchiamento del clan, certamente per il timore che gli “anziani”, per il loro carisma criminale, potessero facilmente avere ragione dell’impulsivo e inesperto Cosimo».
La reggenza di Cosimo Di Lauro, scomparso pochi mesi fa dopo tanti anni trascorsi al 41-bis, «ingenera ben presto frizioni interne a causa dell’atteggiamento accentratore e tirannico di Cosimo e l’aperta critica da parte dei vecchi sodali di “Ciruzzo ’o milionario”, messi da parte dal nuovo capo, che si circonda di giovani e spietati luogotenenti come Fulvio Montanino», il suo assassinio diede nel 2004 il via alla prima faida di Scampia. Ripercorrendo quel momento storico, gli inquirenti stabiliscono che «queste decisioni, assunte da Paolo Di Lauro contro la volontà, o meglio, il dissenso tacito dei suoi vecchi compagni, congiunte a una gestione a dir poco accentratrice e brutale di Cosimo Di Lauro, che si era nel frattempo circondato da un gruppo proprio di giovani ed era fiancheggiato dai fratelli Ciro e Marco, mentre Vincenzo (il secondogenito e più riflessivo) finiva in carcere, logorarono in breve i rapporti con i vertici delle altre famiglie, ora messe in un angolo». Da lì alla sanguinosissima scissione il passo sarebbe stato assai breve.