La cosca secondiglianese, secondo gli investigatori della Dia, sarebbe tutt’altro che in crisi: i nuovi investimenti anche nel contrabbando e nella contraffazione
di Luigi Nicolosi
Il clan-impresa mantiene la leadership negli affari criminali napoletani, ma lo fa cambiando – almeno il parte – il proprio modus operandi. Nonostante i numerosissimi arresti eccellenti subiti negli anni, il clan Di Lauro sarebbe ancora oggi sulla cresta dell’onda grazie a un’intensa attività di riciclaggio di denaro sporco: come a dire, un po’ camorristi, un po’ manager della finanza. La cosca fondata da “Ciruzzo ’o milionario” non ha comunque accantonato le classiche attività di spaccio ed estorsione, che avrebbe però deciso di delegare ai proprio sottogruppi o clan alleati: una strategia non del tutto inedita, finalizzata a minimizzare i rischi in caso di nuove inchieste e successive retate. Sul fronte degli accordi, i Di Lauro si sarebbero inoltre da qualche tempo riavvicinati con i potenti Ferone, di Casavatore, e Rispoli, di Secondigliano, dopo anni di feroci tensioni.
È questa la fotografia di una delle cosche più potenti del capoluogo, e non solo, fatta dagli investigatori della Dia. Lo scenario viene descritto con dovizia di particolari all’interno dell’ultima relazione semestrale: «Nell’area settentrionale – si legge nel documento – mantengono intatta la propria autorevolezza criminale i due storici sodalizi Di Lauro e Licciardi. Il clan Di Lauro storicamente egemone nel quartiere Secondigliano, tra il rione popolare del Terzo Mondo e la zona “in mezzo all’Arco”, seppur colpito negli ultimi anni da un’intensa attività giudiziaria, manterrebbe la sua autorevolezza e solidità economica attraverso ricorrenti rimodulazioni degli assetti interni ma soprattutto mediante strategie operative di tipo imprenditoriale funzionali al riciclaggio anche in proiezione estera». Insomma, il clan Di Lauro somiglia oggi sempre più a una holding del crimine che non a un semplice gruppo di malavita locale.
La Direzione investigativa antimafia fornisce poi ulteriori dettagli in merito all’attuale profilo della cosca secondiglianese: «La leadership sarebbe affidata a un pregiudicato figlio del capoclan detenuto e sottoposto alla misura di sicurezza della libertà vigilata. Resterebbero invece affidate soprattutto ai vari gruppi satelliti le tradizionali attività di spaccio e quelle estorsive ai danni di commercianti e imprenditori locali». Sul punto, la Dia evidenzia poi con allarme un ulteriore elemento di indagine: «Si sarebbero registrati nel semestre segnali di avvicinamento con le famiglie Ferone di Casavatore e Rispoli di Secondigliano». Tornando invece al fronte del business «tra le attività illecite di preminente interesse del clan figurano anche il contrabbando dei tabacchi lavorati esteri e il mercato internazionale della contraffazione». Gli investigatori della Dia mettono infine l’accento sul coinvolgimento, già comprovato da alcune inchieste, dei Di Lauro nelle attività in qualche modo connesse alla pandemia covid e alle attività di sanificazione.