di Giancarlo Tommasone
Instancabili e sfrontati tanto da portarsi dietro e spacciare le banconote false mentre assolvono al compito di accompagnare in macchina Immacolata Iattarelli, moglie del boss Ciro Troia, detto Gelsomino. La donna, considerata dagli inquirenti l’attuale reggente del clan operante a S. Giorgio a Cremano, è tra i destinatari delle 40 misure cautelari emesse dal gip di Napoli ed eseguite ieri.

E’ il 22 dicembre del 2014, l’allora 52enne si sta recando presso la casa circondariale di Frosinone per effettuare il colloquio con uno dei figli, Francesco Troia. All’interno della sua auto ci sono Carla Vito e Vincenzo Siano (per questi ultimi il gip ha disposto il divieto di dimora nel comune di S. Giorgio a Cremano). Dopo aver lasciato la donna presso il carcere, i due si recano in centro, a Frosinone, ed iniziano a spacciare banconote false da cento euro in alcuni esercizi commerciali. Non sanno che nell’auto di Iattarelli, una Peugeot 207, i carabinieri hanno piazzato delle microspie e che quindi le loro conversazioni vengono captate. Stessa cosa per i dialoghi telefonici perché entrambi i dispositivi da loro utilizzati sono sotto intercettazione.

«Carla hai visto quel tabaccaio, dove sono andato a prendere la marca da bollo?», chiede Vincenzo. «Che vuoi fare?… già dalla mattina vuoi faticare?», gli risponde Carla. «Eh… li finiamo», ribatte il giovane, riferendosi alle banconote da cento euro da «cambiare». E ancora: «Adesso ci facciamo il tabaccaio, l’ospedale, il bar dell’ospedale, hai capito? … o no? Che dici?», le fa ancora Siano. Affermativa, anche se dal tono stanco la risposta della ragazza. Dalle conversazioni quasi tragicomiche si evince che dovrebbero avere con loro almeno sette pezzi da cambiare, ma pure che Carla Vito non è in palla quella mattina.

Gira per i negozi e perde «troppo tempo… così ti fai arrestare, chi t’è muo… devi uscire subito dai magazzini… non parlare in napoletano. Fuori non è cosa, il resto lo cambiamo a Napoli… qua non stiamo a Napoli, subito ci arrestano… dopo ti picchio», la minaccia Siano. Il suo essere impacciata impedirebbe a quest’ultimo di entrare dal negoziante raggirato poco prima e di spacciare un’altra banconota. Siano è a bordo dell’auto e segue la ragazza a debita distanza, indicandole al telefono la direzione da percorrere. Ma la giovane ha forse problemi a distinguere addirittura la destra dalla sinistra, perché Siano, di volta in volta, le dice di girare sulla «mano fatta male… (e) sulla mano non fatta male».