di Giancarlo Tommasone
Il tempo del clan deve essere scandito con lo stesso modello di orologio: le lancette vanno sincronizzate sul fuso orario della cosca di Scanzano, i D’Alessandro. Gli Swatch, racconta il collaboratore di giustizia Salvatore Belviso, furono acquistati in uno store della Romagna. Una serie di cronografi da destinare agli affiliati.
Lo scopo è duplice:
di controllo
(secondo la linea dettata
dai vertici dell’organizzazione)
e di ostentazione
di appartenenza
Gli appartenenti al clan indossando il segno distintivo della compagine malavitosa stabiese, sono facilmente individuati e monitorati, e poi mostrano appartenenza, e rispetto verso i capi, valore quest’ultimo, tanto apprezzato, quanto trasfigurato (in maniera del tutto negativa), negli ambienti camorristici. Ma è anche un modo per non dare nell’occhio, per non insospettire le forze dell’ordine: perciò la scelta è ricaduta su un elemento pop, molto diffuso, il perché si indossi lo Swatch, devono conoscerlo solo gli appartenenti al gruppo malavitoso di Castellammare di Stabia.
Non è una novità
quella di dotare
i componenti
del clan,
di un accessorio
che ne certifichi
l’affiliazione
I primi a riportare il brand del sodalizio criminale su pesanti bracciali in oro e in platino, furono i cutoliani. Le lettere NCO (acronimo della Nuova camorra organizzata) finirono incise sulle piastrine sfoggiate da santisti, affiliati, ma anche da fiancheggiatori e simpatizzanti dell’organizzazione fondata da Raffaele Cutolo. In tempi recenti, proprio l’idea dei «gioielli della famiglia», è stata recuperata e rivisitata da due cosche napoletane, i Sequino della Sanità e, soprattutto, i Sibillo di Forcella.
Dalle collanine dei «compagni di malavita» sono cominciate a pendere le iniziali F ed S (che indicano appunto Famiglia Sequino o Sibillo, dipende dalla fazione di cui si fa parte). Stylo24 ha documentato anche attraverso una serie di foto l’esistenza della bigiotteria della banda fondata dal baby-boss Emanuele Sibillo. Tra i «gioielli» anche la piastrina con incise le iniziali F ed S, intervallate dal numero 17.
La bigiotteria con il «marchio» del clan Sibillo
L’ostentazione dei simboli di appartenenza alla camorra, a Napoli si attua da quando è nata la cosiddetta «onorata società», attraverso tatuaggi, anelli portati molto spesso al mignolo, monili che ispirano potenza, almeno secondo quanto crede chi li indossa. Poi con la rivoluzione social dell’ultimo decennio e con l’avvento di cosche formate da giovanissimi, abbiamo assistito a una maggiore «diffusione» del fenomeno. Tanto che, ad esempio, sempre per restare a Forcella, i fiancheggiatori della «paranza di bambini» hanno creato perfino una immagine vettoriale di Emanuele Sibillo, ucciso il due luglio del 2015, durante un conflitto a fuoco con una compagine nemica, in Via Oronzio Costa. Vettoriale che verrebbe utilizzato da modello per tatuaggi e per confezionare t-shirt.