Il super pentito Esposito fa luce sui dissidi interni alla famiglia Bosti: «Rita Aieta copriva sempre il figlio, ma Patrizio si arrabbiò molto. Faceva solo guai e ordinò di non dargli più denaro»
di Luigi Nicolosi
Il super clan, pur trafitto da una grave crisi economica, ha continuato a versare cifre da capogiro ai propri affiliati e, soprattutto, ai boss. È un vorticoso giro di denaro quello descritto da Luca Esposito, genero del ras Patrizio Bosti, che con il proprio pentimento sta letteralmente facendo tremare il clan Contini e l’Alleanza di Secondigliano. Secondo il neo collaboratore di giustizia, infatti, la cosca girerebbe ogni mese ai propri affiliati qualcosa come 160-170mila euro. Il consorte di Maria Bosti non si è però limitato a descrivere il quadro d’insieme, ma ha anche fornito indicazioni specifiche: «La mesata si compone di 2.500 euro a Patrizio Bosti, 1.500 euro a Ettore Bosti; 1.000-1.500 a Rita Aieta (moglie di Patrizio, ndr). Più 4.500 euro da un garage, ma Patrizio ha spese enormi per gli avvocati».
È il 2 febbraio scorso quando Luca Esposito, pochi giorni dopo aver maturato la decisione di collaborare con la giustizia, viene sottoposto a un lungo interrogatorio dagli inquirenti della Dda di Napoli. Il genero del capoclan in quel frangente ricostruisce i dissidi interni che negli ultimi anni stavano mettendo in crisi la famiglia Bosti. Oggetto del contendere, neanche a dirlo, la gestione della cassa: «Nei cinque giorni di detenzione domiciliare di Patrizio Bosti accadde che egli trovò una pessima situazione economica, con ammanchi di alcuni milioni di euro. Rita Aieta aveva un grande ascendente sul figlio e lo copriva sempre e a causa del figlio hanno perso un sacco di soldi. Patrizio si arrabbiò molto per questo». Tanto da arrivare al punto di ordinare ai “cassieri” di chiudere i rubinetti nei confronti dei rampolli della cosca.
Stando a quanto riferito dal neo pentito, il boss Bosti era una vera e propria furia: «In quei pochi giorni Patrizio mi volle in casa con lui e si confidò con le figlie anche in mia presenza, lamentando questa cattiva gestione del denaro che aveva avuto suo figlio Ettore. Che aveva fatto guai. Mancavano sei, sette milioni di euro. La notizia degli ammanchi a Patrizio era stata data da omissis, egli detiene i soldi dei tre capiclan e li passa a omissis. Patrizio in quei cinque giorni aveva ordinato a omissis di non dare più soldi ai figli. Me lo ha detto lo stesso Patrizio Bosti». Luca Esposito ha poi concluso il passaggio con un’indicazione che lascia pochi dubbi circa la caratura criminale del suocero: «Il sistema è capeggiato da Patrizio Bosti ed Eduardo Contini». Uno schema consolidato da anni e che, nonostante le retate e i pentimenti eccellenti, sembra rimanere ancora intatto.