di Giancarlo Tommasone
Quando si parla di aerospazio, inevitabilmente la fantasia vola verso viaggi cosmici alla ricerca di lande blu sconfinate, in dimensioni infinite, addirittura irreali. Ma se si resta con i piedi ancorati al suolo, ancorati proprio alla realtà, ci si imbatte in intrecci molto terreni e in corsi e ricorsi storici.
Partiamo dalle nuove nomine, quelle
che si sono rese necessarie dopo la revoca dell’ex presidente dell’Asi
(Agenzia spaziale italiana), Roberto Battiston
Nelle scorse ore sono stati ufficializzati due incarichi: quello, a commissario, di Pietro Benvenuti e quello, a sub commissario, di Giovanni Cinque. Il primo, astrofisico, è in quota M5S, il secondo, avvocato, è stato indicato dalla Lega. Soffermiamoci sul sub commissario Cinque. Quest’ultimo e il suo studio (Militerni e associati), più di sei anni fa, erano stati chiamati da Enrico Saggese (ex presidente Asi finito ai domiciliari nel 2014), come assistenti e consulenti legali del Centro italiano ricerca aerospaziale di Capua, vale a dire il Cira (di cui Asi è socio di maggioranza). Come riportato da il Fatto Quotidiano, il documento che sigla l’accordo tra Cinque e Saggese è datato 20 giugno 2012 e prevedeva: compenso annuo di 50mila euro (più il rimborso delle spese sostenute); scadenza triennale (fino al 19 giugno 2015).
La consulenza però ha termine a gennaio del 2015,
annullata da Luigi Carrino,
che nell’aprile del 2014 subentra a Saggese
Quest’ultimo, scrivevamo, è stato arrestato nel 2014. E’ tuttora a processo per concussione e corruzione. E’ per questa vicenda che la storia di Saggese si intreccia con quella di Roberto Borsa, (attuale capo della comunicazione al Cira). Proprio in seguito alla sua denuncia (all’epoca Borsa era dirigente Asi) scoppia il caso delle oltre 70 fatture false (per un valore superiore ai 700mila euro). Secondo l’accusa, Saggese, col quale Borsa si era interfacciato per rendicontarlo su quanto scoperto, avrebbe minacciato (vanamente) lo stesso Borsa per costringerlo a non denunciare.
E il Cira? Cosa c’entra ancora?
Al Centro di Capua, Borsa
viene assunto
nel 2015, dopo aver partecipato e vinto
un concorso a cui si presentano
in totale quattro concorrenti
Il contratto è a tempo determinato (per cinque anni), lo stipendio annuo è di 110mila euro più i premi. Borsa, alcuni mesi dopo aver vinto il contratto al Cira, viene pure nominato dall’Asi consigliere d’amministrazione della partecipata e-Geos, con un compenso di 10mila euro annui fino all’inizio del 2018. Ma restiamo all’incarico al Cira. Ebbene, la relazione della Corte dei Conti, risalente allo scorso settembre, ha acceso i riflettori pure su una serie di incarichi che per i magistrati rappresenterebbero uno «spreco». «In proposito la avvenuta soppressione, a distanza di soli due anni e mezzo, della posizione per cui tale dirigente (Borsa, ndr) era stato assunto ad hoc con contratto a tempo determinato per cinque anni non può non sollevare dubbi sulla effettiva necessità, ciò nonostante all’epoca affermata, di tale ulteriore assunzione dirigenziale, unitamente agli oneri aggiuntivi che la stessa comporta a carico della finanza pubblica», è scritto nella relazione.
Dall’analisi della Corte dei Conti emerge pure che il Cira si trova in una situazione molto critica dal punto di vista finanziario. Le risorse sarebbero sul punto di esaurirsi, del resto i magistrati contabili hanno puntato l’indice verso una gestione tutt’altro che orientata al risparmio.
Inoltre il governo giallo-verde
non vede di buon occhio
il Centro di Capua,
che ha dei costi enormi
A ciò si aggiunga che c’è la concorrenza di distretti aerospaziali del Nord, decisi a scippare la dotazione finanziaria fin qui indirizzata al Cira. Secondo alcuni addetti ai lavori interpellati da Stylo24, il rischio è che nei prossimi anni il Centro italiano ricerca aerospaziale possa addirittura chiudere. Nelle ultime ore si è svolta una riunione di staff meeting ai massimi livelli per sondare le criticità registrate a Capua.
C’è pure da sottolineare il fatto che il decreto di rifinanziamento
non è stato ancora firmato e alla luce di questo,
si sostiene che traballino le poltrone di direttore e presidente del Cira
In effetti, nel caso in cui il Ministero non metterà mano ai fondi che si attestano tra i 24 e i 25 milioni di euro, direttore e presidente potrebbero (dovrebbero) dimettersi. Non è escluso inoltre, sempre da nostre fonti, che, nei prossimi giorni, ci possa essere una agitazione da parte dei ricercatori.
Il rischio del ritardo nel pagamento degli stipendi
L’azione dei corvi e le lettere anonime
Che assorbono quasi l’80% della dotazione finanziaria del Centro di ricerca. Il Cira è attraversato (sottolineano ancora le nostre fonti) da una lotta tra varie fazioni, varie lobby di portatori di interessi, che utilizzerebbero ogni mezzo possibile per poter ‘sopraffare’ gli esponenti delle altre correnti. Tra cui anche il ricorso a ‘corvi’ e a lettere anonime.