Dati allarmanti che fanno il gioco della criminalità organizzata.
Secondo i dati Astasy, soggetto privato legato al gruppo Gabetti, erano 245mila le abitazioni all’asta in Italia nel 2018 (circa 640 al giorno) e 374mila le famiglie con case all’asta. Il motivo di tutto ciò va ricercato soprattutto, come riporta un articolo del ‘Corriere della Sera’ a firma dei colleghi Milena Gabanelli e Fabio Savelli, nei mutui impensabili proposti dalle banche, mentre i tassi sono in picchiata, e con il posto fisso che è sempre più un miraggio. E con i compratori che sempre più spesso non riescono a pagare le rate del mutuo, i pignoramenti degli ultimi cinque anni hanno coinvolto almeno 1,2 milioni di italiani. E quella casa, quando entra nel girone delle esecuzioni immobiliari, sopratutto se si trova nelle periferie, finisce per perdere oltre la metà del valore.
Dal 2015, con l’entrata in vigore di una norma voluta dal governo Renzi, che ha cominciato ad applicare sconti nel tentativo di accelerare le procedure di vendita, i più penalizzati sono stati i debitori.
E così, mentre prima della nuova legge se un immobile valeva 100 mila euro, veniva prudenzialmente battuto a 110mila, ora viene battuto intorno ai 75mila, ma la legge 132 dà diritto all’offerente di presentare un’offerta più bassa del 25% (mentre prima non era consentito) cioè a 55/60 mila. Se l’asta va deserta, come continua ad accadere, viene riproposta a 55/60 mila con possibilità di offerte minime a 40/45 mila euro.
Insomma, come sintetizzano sia la Astasy che Favor Debitoris, “Ormai assistiamo a uno sconto medio del 55% rispetto al valore di acquisto sul libero mercato. Significa che su 100 mila euro il debitore porta a casa solo 45mila euro, a cui va tolto mediamente un altro 33% fra compensi agli intermediari e spese di giustizia. Alla fine resta una cifra quasi sempre inferiore alla quota capitale rimasta pendente”. Con l’ex proprietario che, oltre a perdere l’immobile, resta ancora con un debito residuo mediamente intorno ai 30mila euro. A quel punto scatta il rischio del pignoramento del conto corrente e di altre proprietà aggredibili, soprattutto se ereditate (auto, moto) da genitori ex garanti nel frattempo defunti. Inoltre il debitore verrà segnalato alla centrale rischi ed etichettato come cattivo pagatore, quindi nessun istituto gli farà più un prestito. Correndo il rischio di finire in mano alla criminalità, che si fa “banca erogando credito a tasso concorrenziale con quello bancario”, come spiega l’ex procuratore nazionale antimafia Roberti.
In altre parole ci perdono tutti, tranne i vari periti, avvocati, valutatori, delegati alla vendita per conto dei 140 tribunali d’Italia. Ma soprattutto a guadagnarci, e tanto, sono le società immobiliari che, approfittando di “gare al massimo ribasso” comprano a poco e poi rivendono a prezzo mercato.
A complicare il quadro, le novità delle aste telematiche, alcune delle quali permettono i rilanci a distanza di tempo, generando contenziosi infiniti. Spesso la tecnologia, poi, si blocca e la connessione anche, innescando inevitabili sospensioni della procedura e interpretazioni giurisprudenziali infinite. Inoltre il sistema delle aste attualmente in vigore si configura come un meccanismo perfetto per pulire il denaro sporco.
Molte società aprono finte ragioni sociali all’estero, poi avviano una succursale italiana che provvede all’acquisto pagando con bonifici che provengono per esempio da Malta, Lussemburgo o altri paradisi fiscali. A quel punto neanche la Banca d’Italia riesce a intervenire. Soltanto attraverso una richiesta di rogatoria internazionale, alla quale non sempre i Paesi rispondono, sarebbe possibile verificare l’origine del denaro. Facendo il gioco della criminalità organizzata, con la ‘ndrangheta in testa ad aver fiutato l’affare.