Scoperto un nuovo tentativo di introdurre nel penitenziario napoletano telefoni di ultima generazione.
E’ finito male (per chi ci ha provato) il tentativo, secondo in pochi giorni, di far pervenire, con l’utilizzo di un drone, due smartphone nel carcere di Secondigliano, a Napoli. Gli agenti della polizia penitenziaria, infatti, si sono accorti di quanto stava accadendo poco prima che il mezzo, estremamente sofisticato, con tanto di telecamera pilotabile anche a chilometri di distanza, facesse il suo atterraggio.
All’interno di una busta sono stati ritrovati due telefoni di ultima generazione, con tanto di caricabatteria e cavetti. Dalle prime indagini, il pilota poteva essere nascosto tra il campo rom, alle spalle del carcere, tra le palazzine del complesso di edilizia popolare “167” o nei pressi del ponte dell’Asse Mediano.
Ciro Auricchio, segretario regionale dell’USPP, e Domenico de Benedictis, segretario regionale della Uil Pa PP, hanno fatto i loro “complimenti alla polizia penitenziaria di Secondigliano per la brillante operazione. Nonostante la recente normativa che punisce il possesso e l’introduzione dei cellulari nelle carceri continuano a susseguirsi i ritrovamenti, che però vanno di pari passo con le attività di intelligence finalizzate ad anticipare gli stratagemmi sempre più raffinati come nel caso di Secondigliano, di introduzione di materiali illecito negli istituti penitenziari. Un plauso particolare – concludono –, dunque, va alla polizia penitenziaria del plesso di Secondigliano guidato dai dirigenti Manganelli e Dapolito”.