L’ennesimo tentativo di far entrare entrare telefoni nella struttura penitenziaria.
Hanno tentato di introdurre 9 microtelefonini in carcere nascondendoli nelle mutande: due donne della provincia di Napoli sono state denunciate ieri nell’istituto penitenziario partenopeo di Secondigliano dove si erano recate per incontrare alcuni familiari detenuti. Lo rendono noto i sindacali di Polizia Penitenziaria Uspp e Osapp.
“Da tempo la nostra organizzazione sindacale chiede di intervenire legislativamente per introdurre una fattispecie di reato con pene fino a 4 anni di reclusione per l’introduzione in carcere di telefonini”, ricordano Giuseppe Moretti e Ciro Auricchio, presidente nazionale e segretario regionale dell’Uspp, “perché riteniamo grave che un illecito così frequente non sia penalmente perseguibile nonostante i gravi rischi per l’ordine e la sicurezza interna derivanti dai continui tentativi di contattato fraudolenti con l’esterno”.
“Più volte abbiamo chiesto l’installazione di strumentalizzazione atte a schermate le sezioni detentive”, concludono Moretti e Auricchio che si complimentano con i colleghi di Secondigliano “per la brillante operazione”. Moretti, inoltre, ha incontrato stamattina a Roma il vice capo del Dap Tartaglia al quale ha chiesto “di mettere in sicurezza il lavoro della Polizia Penitenziaria”.
Dello stesso tenore anche le parole del segretario regionale dell’OSAPP Campania Vincenzo Palmieri, per il quale “ancora una volta la polizia penitenziaria ha dimostrato alta professionalità e senso del dovere”. Anche l’Osapp, insieme con gli altri sindacati di Polizia Penitenziaria, ha chiesto al Dap “di schermare tutti gli istituti penitenziari per disabilitare gli strumenti tecnologici introdotti illegalmente”.